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Festival Internazionale del Film di Roma 2014: Marc’Aurelio d’Oro a Tomàs Miliàn

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Festival Internazionale del Film di Roma 2014: Marc’Aurelio d’Oro a Tomàs Miliàn

Tomàs Miliàn

Tomàs Miliàn

L’attore cubano d’adozione italiana ritira l’ambito premio tra la commozione degli astanti

È raro trovarsi di fronte ad umanità grandiose, se si tratta di cinema, spettacolo e jet set. Quando invece ti capita, è facilissimo restare spiazzati. E senza parole.

Affaticato dall’età che avanza e dai segni di una vita ricca ed intensa, Tomàs Miliàn è arrivato al Festival del Film di Roma per ritirare il Marc’Aurelio d’Oro ed incontrare il suo pubblico, percorrendo il red carpet in compagnia di una sempre splendida Barbara Bouchet (già sua collega nel capolavoro Fulciano “Non si sevizia un paperino” del 1972).

Ricordato da tutti per aver interpretato Sergio “Er Monnezza” Marazzi (il personaggio a cui lui stesso è più legato) nelle saghe cinematografiche di Umberto Lenzi e Nico “Er Pirata” Giraldi in quelle di Bruno Corbucci, Tomàs Miliàn non è semplicemente l’icona del poliziottesco all’italiana degli anni ’70, ma anche e soprattutto un grandissimo uomo, oltre che un incredibile attore. Da Boccaccio 70, passando per Il Bell’Antonio, fino ad arrivare ad imponenti pellicole internazionali del calibro di JFK (di Oliver Stone) e Traffic (di Steven Soderberg), l’attore un po’ cubano, un po’ americano, un po’ italiano si è raccontato al pubblico di questa 9a edizione del Festival Internazionale del Film di Roma mettendosi a nudo quasi completamente (in vista, peraltro, della recente uscita della sua autobiografia “Monnezza amore mio”, edita da Rizzoli), raccontando di quando ha lasciato la sua famiglia altoborghese per tentare il provino all’Actors Studio (dove spiccò in mezzo a centinaia di americani e riuscì perfino ad accedere alla scuola) e di come ha fatto tesoro dei consigli della sua zia Castrista: “Se vuoi essere un bravo attore, ricerca personaggi lontani dal tuo status, impara a vivere come la gente più umile”. Ed umile, Tomàs, lo è sempre stato, nell’animo e nello spirito, soprattutto. Ed è per questo che Roma lo ha accolto a braccia aperte. “Tornare a Roma è per me una grande emozione – ha dichiarato – al punto che rappresenta quasi una rinascita”.

di Luna Saracino