Benicio Del Toro veste con estrema comodità gli scomodissimi panni dell’uomo più discusso del nostro tempo
Il giovane attore e regista italiano Andrea Di Stefano presenta, in concorso nella sezione Gala del Festival di Roma, la sua incredibile opera prima, Escobar: Paradise Lost.
Attraverso la figura di Nick (un sorprendente Josh Hutcherson), il film indaga sui loschi retroscena della figura del narcotrafficante colombiano Pablo Escobar (qui interpretato da un magistrale Benicio Del Toro), osannato dal suo popolo come un moderno Robin Hood, eppure custode di terribili verità e responsabile di impronunciabili crimini nei confronti dello stato, ma anche e soprattutto della sua “famiglia”.
Di Stefano sfrutta il racconto di un amore come trampolino per spingersi sempre più a fondo negli antri più bui dell’animo umano. Il bene si contrappone al male, come la luce si contrappone all’ombra, in questo film: spesso, sono le facce di una stessa medaglia. Se da un lato Escobar era un uomo “generoso” nei confronti dei suoi familiari più stretti, dall’altro lato era anche un essere spregevole, spietato, privo di morale e pronto a tutto per salvare la propria vita, anche a costo di sacrificare quella dei suoi più intimi “amici”.
“Ho deciso di voler raccontare qualcosa su questo discutibile uomo – ha rivelato Di Stefano alla stampa – dopo aver parlato con una persona che l’ha conosciuto ed è diventata suo amico, almeno finché Escobar stesso non ha provato ad ucciderlo, traendolo nella sua trappola con l’inganno. In un certo senso, questo film è ispirato a fatti realmente accaduti”.
“Non conoscevo benissimo la figura di Pablo Escobar, prima di cominciare a lavorare a questo film – ha confessato Josh Hutcherson – sapevo dei suoi trascorsi nella droga, ma sapevo anche che dal suo popolo era visto come una specie di Supereroe. Scoprire che invece era una specie di mostro mi ha praticamente sconvolto”.
“Escobar – ha continuato, poi, Benicio Del Toro – è un uomo controverso, contraddittorio, privo di senso morale. Generoso col suo popolo, innamorato della sua famiglia sopra ogni cosa, ma anche capace di ogni genere di crimini pur di aver salva la vita. Mi sono documentato molto prima di lavorare a questo film ed ho cercato di immedesimarmi quanto potevo nel suo personaggio”.
Prodotto da Pathè e Orange Studio, Escobar è frutto di anni faticosi e tenaci di un giovane regista che, già attore, ha avuto il coraggio (e, forse, la fortuna) di sottoporre il suo script alle persone giuste, che hanno creduto nel suo progetto fin dal principio ed hanno contribuito a dare vita ad un film forse pretenzioso, per certi versi, ma indubbiamente emozionante e ricco di spunti di riflessione.
di Luna Saracino