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Festival del Film di Roma 2013: Volantin Cortao

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Festival del Film di Roma 2013: Volantin Cortao

FIFR 2013 - Volantin Cortao 001Gioventù cilena ai margini nel film di Diego Ayala e Anibal Jofré

I giovanissimi registi cileni Diego Ayala e Anibal Jofré portano in concorso al Festival di Roma un film dal titolo emblematico: Volantin Cortao. Le parole si riferiscono al gioco dell’aquilone tagliato, molto diffuso in Cile, in cui si libera il “volantin” e lo si taglia senza sapere che direzione prenderà. Ayala e Jofré scelgono questa metafora per raccontare una particolare fetta della gioventù cilena: quella ai margini, fatta di cantastorie e musicisti che si incontrano in autobus, che per pochi spicci allietano il viaggio dei passeggeri ma che, una volta finita la canzone, nessuno sa cosa faranno. È proprio così che la ventunenne Paulina incontra Manuel: lei è un’aspirante assistente sociale impegnata in un tirocinio in un centro di riabilitazione per adolescenti, lui è un giovane criminale dedito a furti e attività nella gang, ma prova a sbarcare il lunario anche suonando sui mezzi pubblici. I due iniziano un rapporto di amicizia che diventerà via via più profondo, portando la ragazza a compromettere la sua posizione lavorativa e ad avvicinarsi a un mondo che non le appartiene.

Ad Ayala e Jofré va il merito di aver realizzato un’opera credibile, a metà tra film e documentario, nata da un progetto universitario: «Volevamo fare un film collettivo e, non avendo esperienza nel settore, abbiamo chiesto ai nostri insegnanti di cinema di aiutarci nella realizzazione di qualcosa di sincero e realistico.» ha raccontato Anibal Jofré. «L’intento era quello di mostrare la vitalità e le diversità culturali di Santiago, la nostra città.» Il tema della criminalità giovanile è molto sentito da entrambi: «In Cile è un problema.» ha detto Ayala. «Quando si parla di questi ragazzi è come se i telegiornali volessero mostrare solo una faccia della medaglia, utilizzando toni paternalistici. Noi vediamo questi ragazzi sugli autobus, suonano, scendono… e poi? Ecco noi volevamo avvicinarci di più e far vedere anche quello che non si vede in televisione.»

La forza di Volantin Cortao è proprio nella regia: sono le immagini a raccontare la storia dei due protagonisti, che le telecamere seguono con discrezione ma con estrema vicinanza. La sceneggiatura c’è, ma come “canovaccio” sul quale gli attori, professionisti e non, mettono anche il loro vissuto personale. Ayala e Jofré ci raccontano tanto ma non tutto perché sta allo spettatore tirare le somme come nel finale: «Non volevamo dare delle risposte.» ha detto Jofré. «Volevamo suscitare una riflessione e aprire un dibattito su quello che è il presente dei due protagonisti e dei giovani del nostro paese. Sul loro futuro, non sta a noi fare previsioni.»

di Lucia Gerbino