La Cina tra passato e presente nel racconto musicale di Cui Jian
Zhong Hua è un ragazzo cinese, hacker e musicista. Ed è proprio attraverso la musica che racconta la storia dei suoi genitori. Si erano conosciuti durante la militanza nel Partito: Lei, donna bellissima e appassionata di musica rock, viene condannata ai lavori in campagna a causa di un brano considerato “sovversivo” e lì conosce Lui, futuro marito e spia che nasconderà per molto tempo, la sua vera identità alla donna che ama. Quando il segreto del padre di Zhong verrà fuori, la moglie lo abbandonerà e, insieme al figlio, troverà rifugio in un altro paese. Queste sono le premesse di Blue Sky Bones, del cinese Cui Jian musicista celebratissimo in patria e qui alla sua prima prova dietro la macchina da presa. Il film, in concorso al Festival di Roma, parte come un racconto intergenerazionale che vuole raccontare le nuove generazioni ancora fortemente legate al proprio passato: «Penso che i giovani cinesi siano in una situazione particolare.» ha raccontato Jian alla stampa. «Hanno potuto conoscere l’Occidentesolo negli ultimi trent’anni solo grazie all’apertura della Cina e credo che anche per l’Occidente sia valido il contrario. Però credo che esista ancora una sorta di distanza tra i due retaggi culturali: i giovani cinesi non si sentono ancora liberi di esprimere i loro sentimenti come vorrebbero. Con questo film ho cercato di mostrare che si può azzerare questa distanza. Ho cercato di costruire questa storia come delle pagine sui giovani cinesi di oggi.» Blue Sky Bones, ha la struttura di un collage in cui spiccano le due storie principali (quella del giovane protagonista e quella dei suoi genitori) ma in cui si intrecciano anche altre vicende parallele: il triangolo “amoroso” nato ai tempi della militanza, la malattia del padre, il lavoro del ragazzo per promuovere una popstar di poco talento e il viaggio nel tempo del brano scritto dalla madre di Zhong. Jian in questo film sembra volerci mettere tutto e di più, creando un’opera i cui toni cambiano di continuo: si passa da scene surreali passando per il dramma fino a sporadici, ma significativi, momenti di pura poesia. Il risultato finale è un film complesso, i cui continui salti temporali appesantiscono un racconto già di per sé faticoso. Un film difficile per il pubblico occidentale a cui mancherà la relazione con un contesto, quello della Rivoluzione CulturaleCinese, di cui non sente l’eredità. Per questo stesso motivo possiamo dire che il film avrà sicuramente riscosso successo in patria e ne potrà ottenere qui ma solo tra i fan del filone surrealistico di stampo orientale.
di Lucia Gerbino