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Cowboys & Aliens.. precipita!

Tra 007 e Guerre stellari, l’ultimo film di Favreau è noioso e ripetitivo

La contaminazione di generi è ormai da qualche decennio (dagli anni Quaranta) è una realtà. Incontri impossibili erano stati realizzati dal cinema: i B-movie avevano fatto incontrare Jesse James con la figlia di Frankenstein mentre Dracula lottava con Billy the Kid e Totò subiva la fascinazione di Cleopatra. Ma si trattava di film a basso costo che, tendenzialmente, nascevano con l’idea di deridere un genere o un dato personaggio.

In momenti di crisi la contaminazione può essere un buon mezzo per incuriosire la gente e portarla al cinema. Cowboys & Aliens, diretto dal papà di Iron-Man, Jon Favreau, tratto dalla Graphic Novel omonima, sorretto da grandi nomi quali Steven Spielberg e Ron Howard, però, è una .. bufala.

New Mexico, 1875. Uno straniero privo di memoria arriva nella cittadina di Absolution. È ferito e ha fissato a un polso uno strano bracciale metallico. Non gli occorrerà molto tempo per comprendere che non è gradito. Tutti gli abitanti vivono sotto il dominio del colonnello Dolarhyde e debbono subire le angherie del suo tracotante rampollo. Lo sceriffo non esita però ad arrestare il ragazzo e lo straniero che è stato riconosciuto come un pericoloso pregiudicato. Tutto cambia però quando Absolution viene attaccata da strani oggetti volanti che seminano il panico. Lo straniero vede riemergere frammenti di memoria e comprende che il bracciale al suo polso può divenire un’arma vincente per combattere gli alieni. Occorre però che tutte le forze disponibili si uniscano.

L’unione del genere western (e la pellicola è ricca di citazioni ai classici) con gli alieni della fantascienza (che, ormai, non ricordano più il pacifico E.T. ma, come già sperimentato in Super 8, sono una minaccia da cui guardarsi) in realtà, è un semplice mezzo promozionale e rischioso per attirare l’attenzione e, magari, far confluire nelle sale i fan di questi due generi totalmente agli antipodi.

Il problema non si presenta tanto nel far convivere i due stili: è molto interessante notare la scelta di Favreau di non sovrapporre grottescamente i due generi, ma di farli convivere pacificamente. La prima parte della pellicola, studia la fotografia e il carattere bruciato e arido del western passando dai soliti campi lunghi fino ai dettagli di uno sguardo. Si concentra più sull’azione che sui dialoghi. La seconda parte, invece, ricerca toni più freddi e anti-realistici per lasciare spazio allo sci-fi, agli alieni cattivi e ai combattimenti, pure sproporzionati tra loro.

Non potremmo parlare di credibilità della storia, ma proprio la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti: la pellicola manca di continuità e per buona parte è del tutto inerte. Un film con un’idea tanto originale, non può essere troppo attaccato ai clichè di due generi che non si pizzicano nemmeno. e l’altro punto negativo va ricercato proprio nei due attori protagonisti: Daniel Craig e Harrison Ford. Più di una volta, nel corso del film, il primo ricorda eccessivamente il suo James ‘007’ Bond e, per un attimo, sembra quasi che la spia più famosa d’Inghilterra abbia deciso di travestirsi da Indiana Jones per combattere i suoi nemici. Il secondo è Han Solo molto invecchiato, anche se non arrugginito, che piuttosto che salvare la sua Principessa Leila cerca in tutti i modi di difendere la sua fedina da eroe salvando il figlio scapestrato.

Di Francesca Casella