Il thriller prodotto da Sam Mendes cerca il nuovo Mystic River strizzando l’occhio a James Gray, dal 27 giugno al cinema
Sulle isole, il posto dove farli parlare. “Scava” e non cercare mai più.
La famiglia Fairburn è una casta, regole di ferro e di amore viscerale. Pugni, calci e moralità indistruttibile, difesa con l’ortodossia di una violenza gratuita, prestata al Bene. Per custodire la piccola comunità stretta intorno ad un senso della famiglia costantemente sferzato dal vento. Due fratelli poliziotti figli di leggendario poliziotto, incatenati ad un complesso di colpa e ad una scia di sangue e di responsabilità che non possono lasciare scampo. Una giovane donna seviziata e assassinata, un reo inchiodabile, “perfetto”, un interrogatorio finito male, altri indizi, altri cadaveri, un pedinamento all’ultimo respiro nel gioco di specchi delle menzogne e dei paradossi. Fingere o accusarsi?
Un filone riaperto senza clamori ma con innato slancio creativo dal lirico, denso James Gray di The Yards e de I padroni della notte (in entrambe i casi sorretto dal talento attoriale irripetibile di Joaquin Phoenix) e replicato dallo spurio adrenalinico Pride and glory di Gavin O’Connor. Prodotto dal regista scandalo di American Beauty e del fortunato griffatissimo Skyfall, Sam Mendes, il giovane e più “televisivo” Nick Murphy ci prova. Con un altero ma inquieto Paul Bettany e un ricco stuolo di star d’essai, cerca di rinverdire i fasti dell’epopea dello sbirro corrotto e tormentato in quello che l’“Hollywood reporter” ha già etichettato come il nuovo Mystic river. Dal 27 giugno, Blood.
Girato nel grigiore smeraldino e paludoso, fertile di memorie e di fantasmi, della penisola di Wirral, a nord est dell’Inghilterra, Blood è un thriller psicologico classico. Iniettato di flash pulp, montato con la fluidità nodosa e intermittente di un’opera che sa come muoversi nel buio della tragedia senza darsi per scontata. E confezionato da dialoghi serrati dalla corretta dose di nervosa elettricità. Padronanza magistrale delle mille variabili trepidazioni da parte del cast, all british, cool ed emozionante. Da Paul Bettany (il fratello “dominante” Joe), apparenza controllata e devastazione implosiva, a Stephen Graham (l’ansioso ribollente Chrissie). Fino ai comprimari Mark Strong, sempre impeccabile, e Brian Cox, capofamiglia ossessionato, malato, dolcissimo dolente salvatore.
Tra gli uffici del Dipartimento e le stanze metalliche, le villette basse e fiorite, i campi da gioco infettati dal delitto, e i cinema abbandonati nelle periferie ghetto, tra le sabbie mortifere e le dune di rimpianto e di ricordo. Murphy dirige paziente e a tratti ridondante i suoi protagonisti in una pellicola che incrina le certezze con garbo e millimetrica progressione. Un dramma intimo travestito da poliziesco che cerca la scia di sangue e la trova senza barocchismi. E nonostante i risaputi schematismi, non si lascia “seppellire”. Blood.
TITOLO E CAST
Blood
Regia di Nick Murphy
Con Paul Bettany, Mark Strong, Brian Cox, Stephen Graham, Ben Comton, Zoë Tapper, Adrian Edmonson, Natasha Littie, Patrick Hurd-Wood, Nick Murphy, Stuart McQuarrie, Daniel Pemeberton, Sandra Voe, Nick Pearse, Jasper Britton
Scritto da Bill Gallegher
Direttore della fotografia George Richmond
Musiche originali di Daniel Pemberton
Montaggio Victoria Boydell
Prodotto da BBC Films, Neal via Productions, Quickfire, Red Film
GB 2013
Durata 100’
di Sarah Panatta