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Intervista a Mezzafemmina

mezzafemmina

Il giovane cantautore piemontese si racconta a Eclipse in occasione dell’uscita dell’album di debutto “Storie a bassa audience”

 

Dopo una lunga militanza come voce e autore dei Melanie Efrem, Mezzafemmina presenta il suo primo album “Storie a bassa audience”, che vanta la produzione artistica di Gigi Giancursi e Cristiano Lo Mele dei Perturbazione (etichetta Controrecords, edizioni musicali New Model Label). Si tratta di un disco in cui la musica fa da sottofondo a testi impegnati con frequenti riferimenti alle problematiche attuali, come la tanto diffusa precarietà giovanile. Il 20 aprile ci sarà la presentazione live ufficiale dell’album presso lo Spazio211 di Torino.

Intanto proviamo a conoscere meglio questo giovane cantautore leggendo l’intervista che gli abbiamo somministrato.

 

  • Raccontaci di te. Quando hai scoperto la tua passione per la musica?

E’ stata una passione che si è evoluta pian piano nel corso degli anni. Ho cominciato a scrivere canzoni appena ho preso la chitarra in mano, riempiendo quaderni che oggi mi piacerebbe ritrovare.

Dal ’99 poi è iniziata l’esperienza con i Melanie Efrem, un gruppo di amici che da zero ha cominciato a scrivere canzoni, fino ad arrivare dopo tanti anni a vincere concorsi, registrare tre Ep e ricevere molte critiche positive. E’ stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, musicalmente ed umanamente. Non ho mai vissuto questa passione come un qualcosa di morboso ed ossessivo, ma come un qualcosa che aveva la funzione prima di tutto di farmi stare bene e di esprimermi.

Anche oggi è cosi, per quanto ammetto che ci siano altre aspettative, sensazioni ed esigenze. Ma come dico anche all’interno del libretto del cd ricordo vividamente il giorno in cui, alle scuole medie, mi dissi che mi sarebbe piaciuto fare un giorno un mio cd (all’epoca anzi andavamo solo di musicassette) ma non sapevo come sarebbe stato possibile dato che non sapevo né cantare né suonare. Per cui oggi, da un certo punto di vista, sono già andato oltre le mie aspettative infantili. Continuo a viverlo come un gioco e il gioco per i bambini, si sa, è una cosa molto seria.

 

  • Il 20 Aprile presenterai il tuo primo album solista “Storie a bassa audience”. Quale dei brani credi ti rappresenti di più e perché?

Questa sì che è una domanda difficile. Credo che siano tre, per diversi motivi. Da un punto di vista, diciamo così, del progetto generale direi “Le prigioni del 2000”, che non a caso è stato scelto come singolo, perché parla, tra le altre cose, del precariato delle nuove generazioni, che io intendo non tanto mezzafemmina2in senso puramente economico ma da un punto di vista dell’identità professionale ed umana. Proprio per questo motivo per tutti gli altri lavori inerenti al cd, e nella presentazione live che farò il 20 aprile, ho scelto di farmi affiancare da altri artisti della mia generazione di altri campi artistici che come me cercano di emergere e di far vedere ciò di cui sono capaci. Da un punto di vista invece più personale credo che la canzone che mi rappresenti meglio sia “I pinguini si comprano il cappotto” che racconta un po’ questa fusione di radici meridionali e torinesi che è fondamentale in ciò che racconto e anche nella mia musica. Da un punto di vista musicale e delle sonorità penso invece che la canzone che mi rappresenta di più sia “Articolo 1”, melodia molto semplice su testo forte, qualche chitarra stridente: per quanto nel cd siano presenti diverse atmosfere penso sia questa la sonorità che più mi rappresenti.

 

 

  • Le tue canzoni affrontano temi sociali, come il lavoro precario e le morti bianche. I mali della società attuale sono l’unica ispirazione per te?

E’ vero che le mie canzoni spesso vertono su aspetti del sociale, ma è altrettanto vero che partono da storie personali e analizzando il modo in cui un determinato problema sociale si possa ripercuotere nella vita di ogni giorno. Mi piace immedesimarmi nella vita e nelle storie delle persone, soprattutto in quelle in condizioni di svantaggio. Visto da questo punto di vista mi viene da rispondere che ciò che mi ispira, per quanto possa sembrare banale, è semplicemente ciò che mi circonda, che leggo, che ascolto, soltanto con un attenzione particolare alle “storie a bassa audience”.

 

  • Storie a bassa audience” è appunto un album che mette in primo piano le parole e le storie delle persone trascritte su melodie orecchiabili e leggere. Credi ci sia ancora spazio per il cantautorato nell’attuale panorama musicale italiano?

Mi pare che già da qualche anno ci sia una forte riscoperta della tradizione cantautorale. Io stesso dopo una lunga esperienza in una band di rock alternativo ho deciso di intraprendere questa nuova strada. Mi piace ricordare ciò che diceva Tenco, ammonendo di non scimmiottare i gruppi stranieri e di attingere dalle nostre tradizioni culturali-musicali che si basano su melodia e parole. Come allora anche in questi ultimi anni c’è stato un boom di gruppi che scimmiottavano i gruppi stranieri, oggi a quanto pare si sta ricominciando a fare gli “italiani”. Spero soltanto che anche questa non diventi una moda.

 

  • Quali sono i problemi che un giovane cantautore deve affrontare per potersi inserire nell’ostile e ristretto mondo della musica?

Non vorrei ridurmi al solito piagnisteo del musicista italiano, per quanto giustificato e condivisibile.

Io credo che le difficoltà che si incontrano sono le stesse che incontra qualsiasi giovane in qualsiasi campo professionale, nella musica, nello sport, nella politica, dappertutto. Si rischia di passare per eterni talenti e questo dopo un po’ diventa frustrante. Tuttavia qualcosa deve necessariamente cambiare, il ricambio generazionale ci deve essere, non può essere tutto ancora ancorato agli anni ’90. A Torino per esempio qualcosa di nuovo sembra muoversi. E’ nato un interessante movimento di cantautori, sfociato nella creazione di un collettivo di cantautori dal nome Minoranza d’Autore. E’ a mio parere un movimento molto valido ed eterogeneo ma allo stesso tempo legato a radici e propositi comuni. Sono sempre stati i movimenti a cambiare il mondo musicale; mi piace pensare che qualcuno di questo collettivo ce la possa fare davvero.

 

Il link da cui è possibile scaricare il singolo “Le prigioni del 2000” : http://soundcloud.com/mezzafemmina/02-le-prigioni-del-2000

 

di Pamela Mariano