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Le tradizioni del mese di Luglio

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Le tradizioni del mese di Luglio

Luglio

Luglio

Nel mese in cui la Natura dona frutta e la maturazione del sacro grano, l’uomo antico ingraziava le divinità con rituali di riconoscenza, ancora percepibili oggigiorno

Luglio è il mese in cui l’estate si manifesta in maniera prorompente. In latino “aestas”viene dal verbo “aestare”che significa “avvampare”.

È il tempo in cui tutti i frutti della terra maturano, compreso il grano che viene mietuto all’inizio della stagione. Questo genere di lavoro agricolo che porta cibo e approvvigionamento in alcuni casi per l’intero anno successivo, è impregnato di sacralità e conseguenti riti di cui si ha traccia in tutte le popolazioni antiche.

Alla base di questo aspetto religioso c’è la credenza che nel raccolto si manifestasse una forza sacra che era chiamata “il Vecchio” dagli Arabi, come dai Serbi e dai Russi, mentre dalle popolazioni germaniche e quelle dell’Inghilterra era definita “Regina del Grano” o “Madre della Spiga”.
Era ritenuto vero che col procedere della mietitura, lo “spirito del grano” indietreggiasse fino all’ultimo covone. Nelle ultime spighe si incarnava la sua forza attiva, e perciò era tradizione mescolare una parte di queste alle sementi autunnali, in modo tale da permettere un buon raccolto per il futuro. Tuttavia l’entità, allontanata dal suo ultimo rifugio, doveva trovare per forza una nuova forma. Nelle popolazioni più arcaiche questo spirito si incarnava in un uomo, possibilmente un forestiero estraneo alla comunità, che si trovava a passare nelle vicinanze dei campi durante la mietitura, e in alcuni casi se ciò non avveniva, nell’ultimo mietitore dell’ultimo covone. Il passaggio di stato da entità vivente nel grano a uomo, comportava il sacrificio di quest’ultimo, che una volta ucciso veniva arso e le sue ceneri raccolte ed infine sparse sui campi come “divino” fertilizzante. Il sacrificio di una vita umana per la mietitura era un rituale decisamente molto antico, e presto, col crescere del valore della comunità, venne soppiantato dal sacrificio animale, che poteva riguardare i cani, galli, buoi, vacche, scrofe, lupi e cinghiali, quindi dagli animali domestici a quelli più pericolosi per il villaggio. Anche in questo caso gli animali erano condotti in prossimità dell’ultimo covone, per permettere loro di accogliere l’entità sacra. Una ritualità di tal genere era fondata su un concetto di ripetitività della “creazione”: nella maggioranza delle religioni antiche dal sacrificio fisico di una divinità primordiale, o da un animale mitico come il toro, nascevano i mondi e spuntavano le erbe. Lo smembramento della vittima sacrificale ripercorreva quello dell’essere primordiale, che in questo modo produceva e dava vita ai semi.
La corrida in Spagna, possiede il ricordo del sacrificio del toro presente anche nel rituale di Mitra (sole). Infatti prima dell’avvento del cristianesimo, l’uccisione del toro era seguita da una sorta di “banchetto eucaristico”con la carne della bestia, chiamato “comida comunitaria de la victima sacrificada”. Dalla cristianizzazione della Spagna in poi, la prima corrida della stagione si svolge nella domenica di Resurrezione, facendo quasi coincidere la Crocifissione con lo smembramento della vittima arcaica, e quindi con la creazione del mondo nuovo. Una caratteristica figura della corrida si chiama “el pase de la veronica”, a conclusione della quale l’animale vittima affonda la testa nella cappa del torero, e si comporta come il Cristo vittima che affonda il suo volto nel velo della Veronica, durante il percorso che lo porterà al Calvario… ancora molto più che una coincidenza tra rituali arcaici e cristianesimo. Inoltre è da ricordare che il Cristo è identificato nella spiga di grano divina, che muore per generare e rigenerare, infatti il giovedì Santo nelle cappelle adibite a sepolcro è sempre presente la spiga di grano.

Minturno - battitura del grano

Minturno – battitura del grano

Tornando alla mietitura in epoca pagano-arcaica, era seguita sempre da feste di ringraziamento che degeneravano spesso in riti orgiastici, particolarità che venne pian piano soppiantata da un atteggiamento meno lascivo che tramutò il rituale in feste paesane, sagre e fiere, legate alla tradizione dei covoni. Una festa molto caratteristica che si svolge tutt’ora a Minturno in provincia di Latina, ne è l’esempio: la festività accompagnata da canti, musiche e danze popolari, è dedicata alla Madonna delle Grazie e si svolge in piazza, dove vengono portati i covoni su carri allegorici molto decorati, e lì trebbiati.
Dall’inizio dell’estate, ossia dal solstizio, la natura è da sempre considerata in festa. Si tratta di rituali agricoli dedicati alla Grande Madre: la Cerere romana, Cibale del medioriente, Iside egizia, si trasformano con l’avvento del cristianesimo nella celebrazione della Madonna del Carmine, che cade proprio il 16 luglio. A questo proposito il termine latino “carmelus” proviene dall’ebraico“karmel”(giardino), monte della Palestina dove la Vergine apparve nel 1216 ad un frate. Da ciò giunge la rinomata festa della Madonna del “Giardino”(Carmelo), che viene rappresentata iconograficamente tra frutti e fiori, ed è una celebrazione religiosa molto sentita. Strettamente legata a questo giorno è la “festa dei noantri” a Roma, che si svolge tradizionalmente nel quartiere Trastevere, e si apre e si chiude con la processione della Madonna per le vie caratteristiche del quartiere.

 

di Svevo Ruggeri

 

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine