In libreria un’importante riedizione de Il Conte di Montecristo, condotta sulla base dell’edizione critica di Claude Schopp e con la traduzione di Lanfranco Binni
Alexandre Dumas, con Il Conte di Montecristo, realizzò un piccolo miracolo letterario: riuscì infatti a scrivere – prima nella classica forma del feuilleton a puntate, poi nella vera e propria edizione in volume – un’opera monumentale, eppure di grandissimo successo fin dalla sua prima pubblicazione; un romanzo popolare per la trama ricca di intrecci e colpi di scena, eppure di grande valore letterario. E soprattutto, riuscì in quello a cui ogni scrittore ambirebbe: creare un archetipo, una figura emblematica di una condizione interiore.
Se Otello è il simbolo universale della gelosia e Ulisse dell’astuzia, il Conte di Montecristo, alias Edmond Dantès, è l’incarnazione letteraria del desiderio di vendetta, della rivincita del singolo contro le ingiustizie della società. La vittima dell’invidia e della sete di potere dei suoi calunniatori che si rialza dalla polvere e annienta i suoi nemici, nell’eterna lotta tra bene e male. Ma, nell’opera di Dumas, il bene vince non per giustizia divina: anzi, grazie al ricorso, da parte del protagonista, alla stessa arma dell’inganno usata contro di lui. In questo Il Conte di Montecristo è un’opera estremamente moderna per i suoi tempi ed è, in fondo, la storia di un eroe borghese, che con l’uso – quasi diabolico – della ragione, del denaro e della conoscenza dell’animo umano, vince con le sole sue forze un sistema di potere che schiaccia qualsiasi cosa possa minacciarlo.
Ambientato nella Francia della Restaurazione e della monarchia di Luigi Filippo, il romanzo di Dumas, attraverso le vicende dei tanti personaggi che si intrecciano, tratteggia anche un grande affresco della società francese ed europea di metà Ottocento.
Edmond Dantès , giovane ufficiale di marina mercantile, nel momento in cui sta per sposare l’amata Mercedes, viene arrestato con l’accusa – falsa – di essere un cospiratore napoleonico. A ordire la trappola sono stati Danglars, avido segretario dell’armatore per cui lavora Dantès, e Mondego, innamorato di Mercedes, con la complicità del vile sarto Caderousse e dell’ambizioso giudice Villefort che userà l’accusa per la sua ascesa professionale.
Sacrificato alle ambizioni altrui, Dantès viene confinato per quattordici anni nelle prigioni dell’isola di If, tra disperazione, rassegnazione e odio. L’incontro con l’Abate Farìa, colto e geniale prigioniero, cambierà il suo destino e gli aprirà la mente. Grazie all’abate, il protagonista riesce a fuggire fortunosamente, appropriarsi di un tesoro nascosto sull’isola di Montecristo e preparare la vendetta. Tornato a Parigi con l’identità nuova di Conte di Montecristo, Dantès architetta il modo per avvicinare e carpire la fiducia dei suoi nemici, per distruggerli, poi, uno ad uno. Con l’amara consapevolezza finale che l’annientamento di chi lo aveva tradito non lo ripagherà della vita che ha perso e che l’unica liberazione possibile è nell’andare oltre il suo stesso odio, per ricostruirsi una vita altrove. Non come Conte di Montecristo, ma tornando ad essere Edmond Dantès.
Da grande burattinaio, Dumas intreccia vicende all’apparenza lontane, ma che si compongono, alla fine, nell’unico disegno vendicatore del protagonista. Lo sforzo di tessere questo stupefacente arazzo di vite e storie, però, non va a diminuire lo scavo psicologico operato sui protagonisti, che rimangono, anzi, impressi nella mente del lettore proprio per la loro forte caratterizzazione. Ed è attraverso queste figure indimenticabili, l’Abate Farìa, il Conte di Montecristo, Danglars, che l’autore fotografa una società che si avvia ad un cambiamento definitivo ed epocale.
Il Conte di Montecristo ritorna in libreria nella nuova edizione di Garzanti, sulla base dell’edizione critica di Claude Schopp, con introduzione, traduzione e note di Lanfranco Binni.
Titolo: Il Conte di Montecristo
Autore: Alexandre Dumas
Editore: Garzanti, collana “Grandi Libri”
Due volumi: Pagine XXXVI + 1316
Prezzo: 19,50
di Angelina Di Fronzo