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Che sta succedendo al tg nazionale?

tg1Cronaca del Tg1: abbandoni, malumori e critiche

Che sta succedendo al nostro tg nazionale?
È una domanda che troppe persone si pongono.

I dati Audiel parlano di circa un milione di spettatori che hanno cambiato canale per informarsi. Negli ultimi mesi polemiche, malumori, “epurazioni” e abbandoni sono stati la nuova scenografia del Tg1. Sul banco degli imputati Augusto Minzolini, il “direttorissimo”, come lo soprannominava il premier Berlusconi nelle intercettazioni dell’inchiesta di Trani, da un anno alla guida del Tg1. Un’informazione di parte governativa, la frivolezza di alcune notizie a discapito di importanti e attuali temi sociali e cambi repentini di conduzione. Queste le accuse mosse al direttore Minzolini. Aria sempre più pesante a Saxa Rubra, sede della redazione, soprattutto dopo il caso Mills: nei titoli dell’edizione del 26 febbraio il Tg1 parlò di «assoluzione» e non di prescrizione. Dopo l’episodio, Minzolini fu attaccato, soprattutto dal sindacato Usigrai e in redazione circolò una lettera di solidarietà al direttore, firmata solo da 95 redattori su 162. Subito dopo Tiziana Ferrario, Paolo Di Giannantonio e Piero Damosso, fra i giornalisti che non hanno voluto firmare, sono stati sollevati dal loro incarico di conduttore. Il dubbio sorge spontaneo: il direttore sostituisce chi non si è schierato con lui? Minzolini respinge ogni calunnia: “Non sono mica un Epurator. Sono stati assunti diciotto precari – spiega il direttore – e per dare un segnale di cambiamento al Tg1 bisogna mostrare volti nuovi. Non ci sono motivazioni pseudopolitiche, non mi interessano, c’è solo bisogno di un ricambio”. Il Cdr Rai ha lamentato che il provvedimento non sia stato concordato con i tre conduttori: “È la prima volta che al Tg1 si tolgono incarichi di rilievo senza che sia concordato con gli interessati“, si legge in una nota. “In passato, ai conduttori di edizioni principali del Tg1 cui è stato chiesto di lasciare la conduzione sono stati proposti incarichi equivalenti. Questa volta invece i colleghi non hanno dato il loro consenso di fronte a ipotesi indeterminate nei tempi e nell’inquadramento professionale. Un precedente che riteniamo molto grave“. L’11 aprile Tiziana Ferrario ha affisso nella bacheca della redazione una lettera in cui criticava la decisione del direttore e con cui invita i colleghi a riflettere: “Da mesi siamo sui giornali, sotto pressione non certo per gli scoop che abbiamo messo a segno, perché non vedo scoop da tanto tempo, ma per le aspre polemiche che ci circondano”. La giornalista, volto del tg ammiraglio delle 20, denuncia anche “le emarginazioni di molti colleghi, i doppi e tripli incarichi di altri, le ripetute promozioni e le ricompense elargite sotto forma di conduzioni e rubriche”. A questa lettera aperta il direttore del TG1 ha risposto “vedremo la sua produttività”, aggiungendo che si può lavorare anche senza conduzione. Una replica di “cattivo gusto”, sostiene in un’intervista la Ferrario, che fa notare come al suo posto abbiano lasciato “un conduttore che già faceva il telegiornale delle 20.00. Il che non mi sembra un gran rinnovamento”. Alla domanda “Lei crede che si sia trattato di un tentativo di allontanare i giornalisti dissidenti?”, la Ferrario risponde lapidaria: “Questo bisognerebbe chiederlo a Minzolini. Certo, il metodo non è stato dei migliori”. “Il problema non è di destra o di sinistra, – continua – è un problema di clima avvelenato per cui quando si prendono dei colleghi e non si fanno più lavorare si scende molto in basso, significa non avere voglia di dialogare, non avere voglia di confrontarsi”. La bacheca del Tg1 ospita anche un’altra dura lettera, quella di Maria Luisa Busi, altro volto storico della testata nazionale che ha deciso intenzionalmente di rinunciare alla conduzione in video. “Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto”. È questo uno dei punti critici della lettera che annuncia una scelta difficile, ma obbligata dopo 21 anni di lavoro. “Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori”, continua la Busi rivolgendosi a Minzolini. “Da giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. che ha dato voce a tutte le voci…Oggi l’informazione del TG1 è un’informazione parziale e di parte”, conclude con rammarico. Alle parole della Busi e della Ferrario, il direttore ha risposto con un’intervista al Corriere della Sera: “Le conduttrici di cui abbiamo parlato accompagnano le notizie con la mimica facciale, danno giudizi indiretti”. “Il mio telegiornale non è mai stato di parte ho sempre dato voce a tutti e gli ascolti mi hanno dato ragione. Le accuse che mi rivolge la collega sono false. per questo non condivido neanche una riga della sua lettera. Che poteva – se vogliamo dircela tutta – farmi recapitare prima di affiggerla in bacheca”, prosegue Minzolini che lamenta di essere vittima “da mesi una campagna contro di me, quasi intimidazioni”. Il dissidio tra il “direttorissimo” e la Busi è iniziato dalla polemica nata quando la Busi, inviata a L’Aquila il 21 febbraio, fu contestata al grido “Tg1 scodinzolini” e lei si difese prendendo le distanze dalla testata: “Non posso rispondere dell’informazione in generale che il Tg1 ha dato in questi dieci mesi di terremoto”. Ma le preoccupazioni vanno al di là dell’ambito redazionale. L’associazione di telespettatori cattolici ha segnalato che ” questo Tg non aiuta i cittadini a distinguere quali sono i valori che dovrebbero essere alla base della civile convivenza di un Paese avanzato. Questo è un telegiornale senza autorevolezza. I nuovi conduttori sono sicuramente giornalisti preparati, ma di sicuro Maria Luisa Busi ha lasciato la conduzione perché non condivideva, giustamente, questa linea editoriale”. Con l’addio della Busi e l’ “allontanamento” forzato della Ferrario sembra sia finita l’era delle telegiornaliste impegnate e aggressive, sul modello della Gruber, per dare spazio a nuovi modelli, magari più adeguati all’infotainment cui si avvicina sempre più il nostro tg nazionale.

di Valeria Fornarelli