E, come il celebre personaggio creato da Andrea Camilleri, destinato al successo non solo tra i lettori ma anche tra il grande pubblico: negli anni settanta, infatti, Il commissario De Vincenzi, splendida figura di investigatore uscito dalla penna di
Augusto De Angelis, fu portato in televisione da
Paolo Stoppa per una serie di sceneggiati.
Un poliziotto che rifugge ogni regola tipica dell’attività investigativa, per affidarsi al suo intuito, alle sensazioni epidermiche, al ragionamento autonomo, anche se sganciato dall’apparente evidenza del compendio indiziario («
Egli sempre procedeva soprattutto per intuizione. Non credeva all’evidenza degli indizi, alla certezza delle prove. Nessuna prova era certa. Nessun delinquente firma il suo delitto. Il caso lo firma»).
Uno spirito libero, poetico, per indole più incline alla vita contemplativa, alle buone letture e alla quieta serenità familiare che all’operatività pratica («
ogni mattina sospirava. Poiché ogni mattina, alla vista del nuovo giorno, senza volerlo, pensava a quella sua casettina di campagna, nell’Ossola, dove era nato e dove sua madre viveva ancora, con le galline, il cane e la domestica. Lui se ne sarebbe andato tanto volentieri lassù»).
Eppure, a soli trentacinque anni era uno dei più brillanti e stimati poliziotti della questura di Milano, capace di risolvere casi che avrebbero arrovellato all’infinito i suoi colleghi.
In
Sei donne e un libro (Sellerio) il commissario De Vincenzi è chiamato a dipanare la fitta matassa di mistero che avvolge l’omicidio del professor Ugo Magni, chirurgo di successo e famoso uomo politico, trovato morto in una libreria con due proiettili nella nuca.
Un omicidio apparentemente annunciato: qualcuno prima del ritrovamento del cadavere ha lasciato sui gradini della chiesa di san Vito al Pasquirolo un involucro con un foglio ripiegato in quattro con su scritto a caratteri grandi e affrettati «
Prego consegnare alla Questura». Dentro un camice bianco, lindo, e quattro ferri chirurgici, brillanti, lucenti, acuminati: un bisturi, una specie di cacciavite, una forbice strana e una lunga pinza.
A complicare il rebus, la scomparsa di un libro rarissimo dalla libreria in cui il cadavere è stato ritrovato: La Zaffetta – Venetia 1531 – in 8°, opera erotica falsamente attribuita a Pietro Aretino, in realtà scritta dal nobile veneziano Lorenzo Veniero per vendicarsi di una cortigiana veneziana.
Tutt’intorno, l’universo di Magni, popolato prevalentemente di donne bellissime, che egli amava impenitentemente sedurre.
Sullo sfondo una Milano austera, crepuscolare, ambientazione perfettacon le sue atmosfere notturne e isolate al giallo da risolvere.
Augusto De Angelis
Sei donne e un libro
Sellerio
pp. 330
€ 13,00
di Rosa Maria Geraci