L’ospite maligno e
La stanza al Dragon Volant, entrambi del giornalista e scrittore
Joseph Sheridan Le Fanu, rappresentano infatti un tuffo nella letteratura gotica di fine settecento, una cornice spettrale e ai limiti del soprannaturale nella quale si inseriscono torture psicologiche, misteri da svelare, famiglie di antica discendenza in balìa del disfacimento alle prese con la vile mediocrità esistenziale. Gli amanti delle atmosfere dark potranno apprezzare la cifra stilistica di Le Fanu, il quale pur sfiorando il mondo del paranormale, ne rimane in realtà piuttosto distante, raccontando vizi e virtù della società a lui contemporanea.
L’ospite maligno, in particolare, arriva per la prima volta in Italia, nella traduzione di Sandro Melani, proprio per merito di
Gargoyle. Il romanzo, una rielaborazione di
Some Account of the Latter Days of the Hon. Richard Marston of Dunoran, pubblicato a puntate sulla «
Dublin University Magazine», racconta la storia di Richard Marston, nobile decaduto deciso a vivere il proprio declassamento in completa solitudine, in una imponente magione di campagna circondata da un bosco vasto e selvaggio. Lontano dai signorotti del luogo e, in grado di tollerare a stento la vicinanza dei propri cari, si troverà costretto a fare i conti con l’arrivo di un nuovo ospite, una visita che si annuncia carica di cattivi presagi. Altrettanto ricco di mistero, anche se con qualche tinta di humor nero in più, risulta
La stanza al Dragon Volant. Ambientato nella Parigi post-napoleonica, e quindi all’ombra della restaurazione borbonica, il romanzo racconta le avventure di un giovane facoltoso inglese, Richard Beckett, trasferitosi nella capitale francese alla ricerca di fortuna sia nei tavoli da gioco che nell’amore. Dopo l’incontro con l’affascinante contessa di St. Alyre, il giovane, deciso a trovare il proprio posto nella mondanità parigina, si imbatte nel marchese d’Harmonville, il quale lo porterà a scoprire un mondo che cambierà per sempre la sua vita.
La stanza al Dragon Volant, pur rieccheggiando le atmosfere gotiche e dark, tanto care a Le Fanu, risulta in realtà piuttosto una sorta di breviario di “
ars furfantesca”, un manuale del camuffamento, in cui i protagonisti sono sempre in bilico fra verità e finzione, ingenuità e doppiezza. Un racconto in cui l’impostura la fa da padrona, riprendendo, sotto certi aspetti, alcune strutture del teatro elisabettiano. Pur molto simile nelle atmosfere a
L’ospite maligno,
La stanza al Dragon Volant si rivela quindi molto differente nello stile e nel modo di affrontare le stesse tematiche del primo, riuscendo ad accontentare probabilmente anche il lettore meno vicino alla letteratura gotica e più incline ad assaporare, invece, una storia dai toni più vivaci.
di Cristina Columpsi