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Festival del cinema di Venezia 2011: Himizu

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Festival del cinema di Venezia 2011: Himizu

Un percorso formativo dalla devastazione dello tsunami alla ricostruzione personale

Estetica raffinata, complessità tematica e allegoria sublime compongono il film Himizu, coraggiosa ed elaborata rappresentazione post-tsunami del giapponese Sono Sion. Il lavoro del regista, per la prima volta in concorso ad un festival di impatto internazionale, è una personale rivisitazione dell’omonimo manga di Minoru Furuya alla luce del disastro che si è abbattuto sul Giappone l’11 marzo scorso e che Sono ha vissuto sulla propria pelle mentre lavorava alla sceneggiatura del film.

Sumida (Shota Sometani) è un adolescente senza particolari ambizioni se non quella di condurre una vita normale lavorando al noleggio barche di famiglia. Chazawa (Fumi Nikaidou), compagna di classe innamorata di Sumida, lo sostiene nonostante la sua ritrosia e lo sprona a sognare. Le famiglie dei due ragazzi sono disastrose: il padre di Sumida è un alcolizzato, un fallito, un violento fisicamente e verbalmente che vorrebbe vedere il figlio morto, la madre lo abbandona impunemente per scappare con l’amante, e i genitori di Chazawa le preparano una sconvolgente ‘stanza della morte’. Quando Sumida uccide il padre in una colluttazione, il suo futuro sembra definitivamente compromesso.

Le parole di François Villon che Chazawa ripete ossessivamente al suo giovane amico, ‘conosco tutto tranne me stesso‘, sono un incoraggiamento alla vita, all’indagine del proprio trascorso devastante che cerca di inquinare anche il futuro per scoprire la personale via di salvezza e ricostruirsi. Il fardello del passato e la fatica del futuro si relazionano costantemente nel film e si proiettano nei luoghi, nelle relazioni, nelle menti. La Boat House è la sede della speranza di rinascita collocata di fronte allo spettro del disastro, i resti di una baracca distrutta; i genitori sono presenze mortifere, a differenza degli homeless che, sconfitti dagli eventi, investono le loro speranze nel futuro dei giovani e del professore che incita i suoi studenti a sognare; Sumida stesso è il luogo del presente derubato nei sogni dagli errori commessi dagli adulti.

Lo tsunami che ha sradicato città, spezzato vite e annientato prospettive è la premessa (audace, se si considera la vicinanza della tragedia) alla storia, ne infesta l’atmosfera e si incarna nel corpo adulto per disintegrare i figli, portatori di rinnovamento. In questo contesto malato e sconvolto dallo sgretolamento delle istituzioni sociali, non stupisce l’intervento dello yakuza Kaneko nel percorso di recupero difficilmente imboccato da Sumida.

Caustico e intimo, potente e sofisticato, Himizu è un’operazione tagliente sulla crescita e la (ri)costruzione ai tempi della catastrofe, è un manuale sulla scoperta della propria unicità in un contesto votato all’annullamento.

di Francesca Vantaggiato