Il nuovo album della “Regina dell’R&B”
A pensarci, sembra impossibile che un’artista come Beyoncé Knowles sia soltanto al suo quarto album: è come se, nonostante i 29 anni, la sua stella brillasse nel firmamento della musica da tempo immemore. Ad ingannarci, però, è la sua esperienza con le Destiny’s Child, la girlband che da teenager l’ha fatta conoscere al grande pubblico. Ma il titolo del suo nuovo lavoro, 4, ci toglie ogni dubbio. Cosa aspettarsi da un’artista che all’r&b ha già dato tutto? I tempi di Dangerously In Love (2003) sono lontani e l’ultimo I Am… Sasha Fierce (2008) ci aveva lasciati perplessi: qualche ottimo singolo ma niente di più. Il problema è che, da una stella con le doti canore di Beyoncé, ci si aspetta sempre qualcosa di nuovo e sorprendente: lei ne è consapevole ma sembra che, più vada avanti con gli anni, più abbia voglia di liberarsi del pesante connubio “talento = musica ricercata” e che anche lei, come molte sue colleghe meno dotate, desideri divertirsi senza dover pensare alle ‘conseguenze.’ Come suggerisce la copertina del cd (in cui Beyoncé appare spettinata e vestita di piume) 4 è un album selvaggio: lo si intuisce da singoli come Run The World (Girls), inno ‘in rosa’ martellante e tribale, ed End Of Time, romantica fusione di pop, r&b e funk dal sapore afro. Ma ci sono anche forti influssi del rhythm & blues anni ’80: da Rather Die Young, sentita dichiarazione d’amore al marito Jay-Z, passando per la vintage Love On Top, fino alla struggente Best Thing I Never Had (prodotta dal leggendario Babyface) ballad che ricorda non poco la Whitney Houston dei “tempi d’oro”. A queste tracce va ad aggiungersi anche Party, nata dal sodalizio con André 3000 e prodotta da Kanye West: a differenza di quello che ci si potrebbe aspettare da due amanti del sound “futuristico” come loro, questo pezzo sembra uscito dalla scena black d’inizio anni ’90. In sintesi, Beyoncé in questo quarto album mette un po’ di tutto: qualcosa di “danzereccio” per gli adolescenti di oggi, brani per i nostalgici della sua generazione e, per gli amanti della old school, persino qualche pezzo che ha in sé l’energia del soul anni ’60 (1+1). Il risultato è un pot-pourri un po’ troppo variegato: ottimi singoli, che però sembrano messi insieme a caso. Ad accomunarli solo la voce di Beyoncé: matura, appassionata e viscerale. 4 è un buon album, che però avrebbe potuto essere ancora meglio di quello che è: non sempre prendere una sola direzione significa essere monotoni e in questo caso, la musica, ne avrebbe guadagnato in omogeneità.
di Lucia Gerbino