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I rifiuti al centro del Rapporto Ecomafia di Legambiente del 2011

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I rifiuti al centro del Rapporto Ecomafia di Legambiente del 2011

ecomafieDal 1997 Legambiente racconta le aggressioni criminali alle risorse ambientali del nostro Paese

 

Anche quest’anno il rapporto “Ecomafia” di Legambiente punta il dito su un settore in cui si perpetuano frequenti abusi, quello dei rifiuti.

Il termine ecomafia è stato coniato da Legambiente ed indica quei settori della criminalità organizzata che hanno scelto il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, l’abusivismo edilizio e le attività di escavazione come nuovo grande business.

Queste indagini vengono fatte dal 1997 in modo sistematico nell’annuale “Rapporto Ecomafia”, un’opera collettiva, coordinata dall’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente e realizzata in collaborazione con tutte le forze dell’ordine, l’istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda il capitolo relativo all’abusivismo edilizio), magistrati impegnati nella lotta alla criminalità ambientale e avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente.

I Rapporti si occupano degli argomenti più disparati: dai traffici illegali di rifiuti all’ abusivismo edilizio, dai combattimenti clandestini tra cani al saccheggio dei beni archeologici, fino ad arrivare al commercio illegale di specie protette e di legname pregiato. Anche la storia raccontata quest’anno è di aggressione criminale alle risorse ambientali del nostro Paese, citando numeri, statistiche, situazioni.

I punti oscuri nel trattamento dei rifiuti sono diversi: declassificazioni dei rifiuti, sì da farli risultare, con una semplice operazione che falsifica la documentazione cartacea, diversi da ciò che in realtà sono (cioè rifiuti rientranti nelle tabelle di quelli pericolosi); ricorso al sistema del cosiddetto “girobolla” che porta anch’esso al risultato finale della declassificazione dei rifiuti, ma con un meccanismo più complesso e attuato attraverso vari passaggi tali da far risultare falsamente operazioni di trattamento dei rifiuti medesimi in realtà mai poste in essere.

Questo è un sistema sintomatico della presenza di strutture criminali.

Altri punti negativi per l’ambiente sono lo sversamento diretto dei rifiuti, quasi esclusivamente speciali e pericolosi, nel territorio; lo scarico degli oli esausti in mare da parte delle navi; il ricorso al sistema del riutilizzo nelle energie rinnovabili (biomasse, ovverosia scorie di legname, scarti delle imprese agricole in senso lato, cioè comprensive dell’allevamento e relative lavorazioni), attuato attraverso l’aggiunta alla trasformazione delle biomasse stesse di rifiuti diversi, non consentiti, previa falsa declassificazione o certificazione.

A fronte di tante notizie negative è stato compiuto un piccolo passo legislativo positivo che comporta il coinvolgimento della Direzione nazionale antimafia, non più soltanto a titolo di analisi del fenomeno delle ecomafie, come in passato, ma con competenze specifiche in materia di rifiuti.

 

di Ilaria Eleuteri

 

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine