I capi di governo dell’UE chiedono la pace
In Egitto continuano gli scontri: il Paese è oramai sull’orlo di una guerra civile.
Gli scontri tra i manifestanti di mercoledì hanno causato 1500 feriti e 10 vittime. In campo sono scesi i sostenitori del premier Mubarak e gli oppositori al governo che chiedono un avvicendamento al potere. Il neo primo ministro Shafiq si è proposto come paciere, dicendosi pronto ad andare a discutere in piazza con i manifestanti.
La tensione resta alta anche perché sembra che le morti di mercoledì siano state causate da picchiatori professionisti, mandati dal partito di Mubarak. Secondo Al Arabiya ci sono state nuove sassaiole di protesta nel luogo simbolo di questi dieci giorni di fuoco, piazza Tahrir, con oggetti lanciati anche dai balconi dei palazzi circostanti. Una questione non secondaria è quella dei picchiatori scesi in piazza: pare siano stati pagati dal Governo. La fonte della LaPresse parla di un prezzo pagato a questi miliziani che sarebbe «tra i 40 e 100 dollari a seconda della zona».
Sul fronte politico dell’opposizione i Fratelli musulmani hanno respinto le offerte di dialogo del neo-premier Ahmed Shafik, affermando che «prima deve andarsene Mubarak». ElBaradei ha rifiutato l’incontro perché «per noi qualsiasi negoziato presuppone le dimissioni di Mubarak e anche il ripristino della sicurezza a piazza Tahrir».
E l’Europa, di fronte a questi scontri comunque di grande violenza, cosa fa? Alcuni capi di Stato europei, come Nicolas Sarkozy, Silvio Berlusconi e Angela Merkel hanno diramato un comunicato stampa, chiedendo la fine degli scontri: «Assistiamo con estrema preoccupazione al deterioramento della situazione in Egitto. Il popolo egiziano deve poter esercitare il proprio diritto a manifestare pacificamente, e beneficiare della protezione delle forze di sicurezza. Le aggressioni contro i giornalisti sono inaccettabili».
di Ilaria Eleuteri