Dal 14 maggio nelle sale il film tratto dal romanzo di Amara Lakhous
Piazza Vittorio nel quartiere Esquilino è uno delle zone più belle ed architettonicamente imponenti di Roma.
Grazie alla vicinanza con la stazione Termini, in questo elegante angolo della città eterna convivono persone di provenienze diverse, non senza qualche attrito.
Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio, film diretto dalla esordiente
Isotta Toso, prende spunto dal romanzo omonimo di
Amara Lakhous per raccontare le vicende di uno dei palazzi che si affacciano su Piazza Vittorio. Il film si concentra su uno degli inquilini del palazzo, il “gladiatore”, un giovane coinvolto in vicende della piccola malavita organizzata e dal carattere schivo e ostile. Attorno a questo personaggio ruotano gli altri inquilini del palazzo: la portiera napoletana, un avvocato con la sua fidanzata fotografa, la colf straniera con figlia a carico, l’arabo che si finge meridionale, l’anziana con le rotelle fuori posto, la rifugiata politica e il barista, tutti costretti a una convivenza forzata e spesso insopportabile. La morte improvvisa di uno dei personaggi e le conseguenti ripercussioni su un innocente presunto omicida porteranno gli inquilini a trovare un compromesso segnando una tregua agli scontri quotidiani.
Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio è un film coraggioso per il tema complesso e delicato che ha scelto di raccontare, portato avanti però in maniera instabile e senza mai puntare dritto al suo obbiettivo. Un po’ noir, un po’ commedia, un po’ film drammatico di denuncia, la pellicola perde, nel suo svolgersi, la sua identità. Si insegue disperatamente un lavoro autoriale che appesantisce e stereotipa troppo i personaggi, malgrado un cast attoriale poderoso. Unica sorpresa
Marco Rossetti (il gladiatore) un giovane attore, impegnato nella fiction Ris, che ha dimostrato di poter aspirare a parti più mature e complesse. Una storia che sulla carta, avrebbe potuto regalarci emozioni e argomenti di discussione importanti, ma che ha finito col diventare un mix impacciato di trame e personaggi in continua prevaricazione.
di Roberto Pagliarulo
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