Presentato dall’Associazione Luca Coscioni, il video a favore dell’eutanasia rischia la censura
In questi giorni nel nostro Paese si ritorna a parlare di eutanasia.
Si riaccende il dibattito su una delle questioni più scottanti, e a innescare la scintilla è un video, già online, che potrebbe presto sbarcare anche in alcune reti televisive.
Si tratta di un video che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere la libertà di scelta di tutte quelle persone che vorrebbero ricorrere all’eutanasia ma non possono, a causa del divieto governativo vigente in Italia. A causa, potremmo aggiungere, di un sistema che si inceppa troppo facilmente quando le questioni morali e quelle giuridiche si incontrano nello stesso percorso.
“Vogliamo infrangere un tabù che esiste per la politica e il potere, non per i cittadini. In Italia l’eutanasia non è un concetto giuridico; si parla di questioni come lo stop alle terapie vitali, il testamento biologico, temi che ruotano intorno al fine vita. Ma la gente sa cos’è l’eutanasia e non ha paura di questa parola, mentre la politica parla di altro e si inventa dettagli terminologici per far perdere all’opinione pubblica il senso della realtà”. Con queste parole è stato commentato l’attuale stato delle cose in Italia da Marco Cappato, segretario dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.
È stata proprio l’associazione, legata al Partito Radicale, a volere e presentare qui in Italia lo spot, realizzato in Australia per Exit International, gruppo a favore dell’eutanasia fondato nel 1997 dal dottor Philip Nitschke.
Com’era prevedibile che fosse, dura è stata la reazione da parte del mondo cattolico (quanto meno di una sua parte molto rappresentativa). Il quotidiano di ispirazione cattolica Avvenire ha parlato di “sparate deliberatamente provocatorie” e ha definito lo spot una “pubblicità mortale”. L’AIART – Associazione Spettatori Onlus – e il Vaticano chiedono l’oscuramento dello spot e il divieto di trasmissione televisiva.
Già in Australia lo spot è andato incontro allo stesso destino e probabilmente anche qui in Italia verrà censurato. Sarebbe opportuno ricordare, tuttavia, che per quanto si possa censurare un video non è altrettanto facile cancellare un’idea. Un’idea che spaventa perché largamente condivisa: stando al rapporto Eurispes 2010, il 67% degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. Per quanto ancora si continuerà a ignorare questo dettaglio?
di Silvestro Capurso
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