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Scia di sangue nel primo gay pride di Belgrado

gay_pride_Belgrado141 feriti negli scontri tra forze dell’ordine e rivoltosi dell’estrema destra omofoba

10 ottobre 2010: si è concluso con un drammatico bilancio il primo gay pride nella storia di Belgrado.

Si parla di ben 141 feriti, cifre da guerriglia urbana. In effetti, lo scenario che si è venuto a creare nella capitale serba è stato esattamente quello della guerriglia vera e propria.

Il tutto, per soli quindici minuti di manifestazione, durante i quali la comunità LGBT serba (rappresentata da circa mille manifestanti) ha sfilato per le strade della città, sotto la vigilanza di oltre cinquemila agenti delle forze dell’ordine. A manifestazione in corso, alcuni esponenti della estrema destra omofoba hanno impugnato mattoni, bottiglie di vetro, molotov. Così armati, i rivoltosi si sono diretti alla sede del Partito Democratico del presidente serbo Boris Tadic, alla sede del Partito Socialista del ministro degli Interni Ivica Dacic e all’ingresso della RTS, la televisione nazionale serba.

Com’era facile prevedere, hanno lasciato una scia di vandalismo e distruzione. La situazione è degenerata ulteriormente nel momento in cui gli esponenti della destra estrema hanno tentato di raggiungere il corteo del gay pride. Inevitabile lo scontro con la polizia, che ha risposto alle violenze e alle minacce degli improvvisati banditi di strada lanciando lacrimogeni. Nello scontro si sono velocemente moltiplicati i feriti, che ammontano a 141, tre dei quali (due agenti e un civile) versano in gravi condizioni. Le forze dell’ordine (tra le quali si annovera il più alto numero di feriti) sono riuscite a fermare più di duecento rivoltosi, ma di essi solo cento sono stati arrestati.

E pensare che alla vigilia della manifestazione l’Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), l’ Unione Europea e Amnesty International si erano espresse sul gay pride di Belgrado come un banco di prova per testare la maturità democratica e il grado di tolleranza sociale della Serbia, speranzosa di poter soddisfare i parametri necessari all’ingresso nell’Unione Europea.

Evidentemente, se il gay pride di Belgrado era un test sulle condizioni della democrazia della Serbia, esso risulta tristemente fallito.

 

di Silvestro Capurso

 

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine