Due gli elementi di partenza per favorirla, dunque: il colore (di qui la scelta della luce) e il suono (il cinguettio del bengalino). E da questi elementi parte e su questi si fonda l’intero metodo proposto dal Dottor Cusimano, che propone un nuovo tipo di terapia per curare quello che dai filosofi viene definito “
il male di vivere”, basata sulla psicologia vibrazionale e sull’Arte (teatro-terapia).
«Il centro è la relazione – spiega il Dottore –
L’evento artistico è là dove si uniscono il suono, il colore, il senso, il reale e l’immaginario, la sintassi e la duplice invenzione del contenuto e della forma, dove l’artista comunica senza debolezze o sforzo apparente, dove un io abbraccia un io universale non per duplicare ciò che è già stato, ma per avviare nuove e straordinarie avventure della mente e ridisegnare le strategie stesse del pensiero.»
Viviamo oggi in un mondo in cui il pensiero è fortemente condizionato dal “
senso comune” e dal comune modo di vivere, dai messaggi che ci bombardano nel quotidiano, a partire dai nostri genitori, dal contesto di lavoro, dalla religione, dalla cosiddetta “
morale comune” e, ultimi ma primi in realtà, dai mass media. Non siamo più capaci, come evidenzia Franco Cusimano, di fare i conti con “
il sentire del vuoto”, poiché il vuoto – in questo mondo fatto di immagini continue e pubblicità – ci spaventa moltissimo.
La teatro terapia rimuove emozioni negative come la paura – ci spiega il Dottore –
Dona vitalità, festosità, socialità, vera comunicazione.Si tratta di un lento percorso che ci guida verso la ricerca del nostro benessere e verso la nostra realizzazione personale e sociale.
La socialità è, infatti, uno degli aspetti fondamentali della teatro-tearapia, forma di artetearapia di gruppo sempre più diffusa ormai, in Italia come all’estero; si tratta di “
mettere in scena”, nel senso proprio del termine, i propri vissuti e i propri problemi, attraverso la rappresentazione di personaggi extra-quotidiani. Cusimano, ad esempio, parte da “
Sei Personaggi”, ognuno affetto da una diversa forma di depressione, e con un proprio vissuto. Attraverso il colore (cromo-terapia) ciascuno di loro vestirà nuovi panni, e assumerà uno dei colori dell’iride. L’unione di tutti i colori porta al ritorno di tutti nel Prisma, nella luce.
«La teatro terapia facilita la comunicazione ed il suo utilizzo consente alla persona, con problemi di comunicazione, di esprimere, attraverso un intervento graduale, il motivo del suo disagio e spiegarlo – ci spiega il Dottore –
Ne deriva la necessità, per ognuno di noi, di conoscere, di comprendere, dunque di scegliere e quindi … di agire.»
Attraverso, infatti, l’identificazione ma anche l’interazione con gli attori, anche il pubblico diviene partecipe e protagonista di questo “rito”, che dovrebbe essere per tutti catartico e liberatorio, dunque rasserenante. Ma perché l’arte sarebbe così centrale in questo tipo di ricerca e “ritualità”?
«L’Arte è il solo strumento che permette all’uomo di penetrare l’Assoluto : solamente attraverso quell’intuizione artistica, infatti, l’uomo può cogliere quell’unità di spirito e natura, soggetto e oggetto, conscio e inconscio, che la conoscenza riflessiva ha necessariamente diviso.»
È la nostra ribellione alla penitenza dovuta dall’assaggio del frutto proibito, ai postumi della conoscenza che, come direbbe Amleto, rende questo mondo una “
grande prigione” di anime, che spesso si smarriscono e vivono costantemente nella paura. È la “
vibrazione scenica”, come la definisce Cusimano, la via di salvezza per riconoscersi e riconoscere l’altro, e per tornare ad imparare a vivere.
«La teatro terapia cambia e scioglie il disagio – racconta ancora il Dottore-
e la psicologia vibrazionale teatrale è un viaggio verso l’auto-consapevolezza di ciò che c’è e di ciò che non c’è (…) Non capire è veramente distruttivo.»
di Chiara Alivernini
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