Le donne inglesi ritengono che in alcuni casi le vittime siano corresponsabili
La notizia del risultato scaturito da una ricerca quantitativa fatta nel Regno Unito, mostra come gli inglesi siano inclini a reputare le vittime di violenza sessuale come corresponsabili di ciò che è accaduto.
Precisamente, tre quarti degli intervistati in questione sono d’accordo nel sostenere che se una donna è nel letto con un uomo e lo stesso cerca di avere un rapporto sessuale per lei indesiderato, la colpa dell’aggressione è dovuta in parte alla cattiva scelta del patner. Un terzo pensa che le donne che si vestono in maniera provocatoria in qualche modo hanno maggiori probabilità di essere stuprate. Insomma, secondo il popolo bretone, e non quello iracheno o cinese, una donna sexy e provocante che ammicca al patner, deve essere cosciente di un probabile rapporto sessuale e non ha ragione di considerarsi una vittima.
Dalle pagine del
BBC online, british broadcast corporation, risponde Elizabeth Harrison, la manager di una
NGO chiamata
The Withchaple Haven, un centro londinese che con un servizio 24 ore su 24 si propone di aiutare le donne vittime di abusi sessuali. La Harrison sostiene che: “
In nessun caso la violenza può essere giustificata”. Rimarcando la sua obiezione riguardo la maggioranza delle risposte date dichiara: “
Chiaramente le donne devono essere responsabili per loro stesse, ma qualsiasi cosa tu indossi o faccia non dà a nessuno il diritto di violentarti”. Nonostante gli arcaici pregiudizi, le donne che vivono nella city ammettono che si sentono assolutamente sicure a camminare di notte per le strade di Londra, anche quando sono ubriache e prendono taxi senza accertarsi che lo stesso abbia una regolare licenza e quindi sia più sicuro. Proseguendo con i dati della ricerca si evince che un terzo degli intervistati dichiara che si è trovato nella condizione di avere rapporti sessuali contro la propria volontà. Seguendo i risultati della interviste, ciò è accaduto maggiormente alle donne, (23%) rispetto agli uomini (20%). Il corrispondente degli affari esteri della BBC, Danny Shaw, ha dichiarato che questa attitudine a colpevolizzare le donne vittime di stupro potrebbe spiegare la riluttanza delle donne a denunciare l’aggressione in sede processuale. Kate Allen, la direttrice responsabile di
Amnesty International a Londra ha sostenuto che la ricerca ha posto in evidenza “
qualcosa di allarmante ma tristemente non sorprendente”. La Allen ha poi aggiunto: “
È deprimente che ancora oggi le persone puntino ancora il
dito sulla vittima della violenza anziché attribuire la responsabilità a chi spetta e cioè agli stupratori”. Anche il governo ha preso atto della ricerca ed ha introdotto quelle che secondo l’intelligece britannica sono le misure più idonee: più poliziotti nelle strade, un servizio di monitoraggio e fondi per supportare centri che accolgono le vittime per consigliarle e sotenerle psicologicamente. Un rappresentante del governo ha recentemente dichiarato ai microfoni della BBC: “
Il governo è determinato ad assicurare che ogni vittima abbia il coraggio di andare fino in fondo e riportare l’accaduto alla polizia cosicché noi possiamo portare questi criminali di fronte alla giustizia”. L’iniziativa del governo sembra lodevole, ma come è venuto fuori dalla ricerca, il problema sembra riguardare poco la sicurezza e molto di più la cultura che ancora addita la donne come responsabili della violenza. Magari corsi scolastici, come si fanno nel Regno Unito per rendere consapevoli gli adolescenti dei pericoli dell’alcol e delle droghe, dovrebbero essere tenuti per far si che almeno le nuove generazioni possano crescere con un’idea del sesso un po’ meno bigotta.
di Valeria Marchetti