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Giornalismi rivoluzionari

rete_giornalismo2Sempre più numerose le iniziative 2.0 Giornalismo e social network: “Questo matrimonio s’ha da fare”

Ormai giornalisti e studenti si stanno mobilitando per sostenersi a vicenda e creare una fitta rete per affrontare insieme le sfide dei cambiamenti mediatici grazie al web 2.0 e ai suoi social network.

Non solo quelli che ormai spopolano sul web, ma nuove reti sociali, nate ad hoc. Tra queste Wired Journalists, lanciata recentemente da Ryan Sholin, giornalista ed editore online che lavora per GateHouse Media (a cui fanno capo 101 testate locali Usa, sia a stampa che online) su una piattaforma Ning, che permette a tutti di sviluppare un proprio social network. Conta già oltre 3mila e 700 membri, un mix di voci interessanti che crescono di giorno in giorno. Con il suo stile informale facilita i processi di networking, di valorizzazione individuale e di condivisione delle conoscenze attraverso una libera comunità online, più che le strutture giornalistiche ufficiali. Si chiama Journalism Research, invece, il nuovo social network per i ricercatori nel campo del giornalismo. Messo a punto da Paul Bradshaw, il network “consente di scambiare informazioni e idee eliminando duplicazioni e permettendo di utilizzare il tempo senza sforzi inutili”. L’obiettivo, spiega Bradshaw, è di aiutare gli studenti di giornalismo e i ricercatori a stringere rapporti con le altre persone che studiano il settore, scambiando idee e consigli, e sollecitando aiuti e indicazioni su fonti e metodi di ricerca. Interessante l’esperimento di micro-editoria online del portale Ecomatrix: non una testata unitaria, centralizzata e gerarchizzata, ma uno spazio editoriale online che aggrega una serie di canali totalmente indipendenti fra loro e gestiti direttamente dai giornalisti-editori che li curano e che sono anche legittimi proprietari dei siti stessi. Il meccanismo è semplice: sulla home page di Ecomatrix confluiscono le ultime notizie, aggregate a mano a mano che vengono pubblicate sui rispettivi siti di news locali (per ora Milano, Roma e Torino), oppure sui vari canali tematici. “Non ci sono costi per il giornalista-editore né per lo sviluppo del portale, né per la registrazione del nome di dominio”, spiegano i responsabili del Network, che così “autofinanzia la nascita di nuovi canali con il 50% dei proventi pubblicitari. I ricavi pubblicitari sono percepiti dal giornalista per il restante 50%”. Scrivere su Ecomatrix è quindi un’opportunità a costo zero per i singoli giornalisti-editori che, sulla base dei contatti conseguiti, possono aumentare i propri ricavi adsense e ricevere pianificazioni pubblicitarie dai centri media. Ma essere giornalisti 2.0 significa anche pensare 2.0. Lo hanno fatto cinque giovani giornalisti radiofonici francofoni che si sono sottoposti a un esperimento rimanendo isolati per rete_giornalismocinque giorni dal mondo e informandosi solo attraverso le reti sociali per alimentare i loro blog e i loro tradizionali programmi in radio. L’operazione “Huis clos sur le Net’’ ha insegnato che “Twitter/Facebook e i media tradizionali non sono in opposizione, ma si tratta piuttosto di due reti complementari: in parole povere, una informa, l’altra diffonde’’, come spiega Muller, uno dei “reclusi”-. Twitter offre una rapidità di diffusione delle informazioni enormi, con un solo limite: con la velocità e l’ampiezza di propagazione, se una notizia è sbagliata, o falsa, una gran quantità di persone vengono massicciamente disinformate. Altri insegnamenti riguardano la mancanza della funzione di decrittazione della realtà che i media tradizionali offrono e la prevalenza di “soft news” e di informazioni pratiche sulle nuove tecnologie e la conseguente scarsità di politica. Gerarchia evidentemente diversa da quella dei media classici. Twitter si è dimostrato un canale di allarme, mentre Facebook, un pozzo ricco di testimonianze. Il giornalismo è quindi ormai imprescindibile dalle reti sociali. Ne è convinto anche il direttore di BBC Global News, Peter Horrocks: “Twitter e gli RSS readers sono diventati degli strumenti essenziali. I giornalisti della BBC dovrebbero tener conto degli aggregatori e seguire attentamente i contenuti di qualità attribuendo molta attenzione ai feedback che consentono di verificare come gli ascoltatori si pongono nei confronti dell’emittente”. Così Horrocks ha invitato i giornalisti dell’emittente pubblica britannica a usare i social media come fonte primaria di informazione. Ma ha fatto anche di più inserendo ufficialmente in organico il suo primo redattore per i social media, cosa che Sky News aveva già fatto creando il “corrispondente da Twitter”. Una rivoluzione totalitaria, dunque, che spinge ad applicare positivamente la potenza dell’intelligenza collettiva all’informazione.

di Valeria Fornarelli