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Trentenne, eterosessuale: a rischio AIDS





aids1Una malattia “senza volto”. L’importanza della prevenzione e del test Hiv per tutelarsi

L’Hiv si avvicina all’uomo medio: basta un semplice rapporto sessuale non protetto per contrarlo. Il nuovo volto dell’Hiv-Aids è l’eterosessuale tra i 30 e i 34 anni, secondo i dati dell’associazione ‘Network persone sieropositive’ (Nps Italia onlus), con un particolare aumento del contagio delle donne negli ultimi anni.

Dai dati del Centro operativo antiAids (Coa) dell’Istituto superiore di Sanità emerge che se nel 1985 nel nostro Paese c’era un caso di Hiv femminile ogni 3.5 casi maschili, oggi il rapporto è oggi sceso a 2.5. Secondo i dati del Coa, in Italia quasi la metà delle donne che hanno contratto la sindrome attraverso i rapporti eterosessuali è stata contagiata dai partner di cui era nota la sieropositività. In pratica, si sono esposte al rischio pur sapendo che il compagno era malato, probabilmente sottovalutando le possibilità di contagio e le conseguenze sulla salute.
Invece i tossicodipendenti sieropositivi, o con Aids conclamato, sono in diminuizione: sono scesi dal 69% del 1985 all’8,6% del 2008. I casi attribuibili a trasmissione sessuale (eterosessuale e omosessuale) nello stesso periodo sono aumentati dal 13,3% al 74%, con un particolare aumento di contagio proprio tra eterosessuali, che oggi sono il doppio di quelli tra omo e bisessuali. Purtroppo aumentano anche gli stranieri con Hiv nel nostro Paese: i dati Nps sul contagio Aids rivelano che la quota con diagnosi di Hiv è aumentata dall’11% del 1992 al 32% del 2008. Questo dato è sottolineato anche da Giovanni Rezza direttore del dipartimento Malattie infettive, parassitarie e immunomediate (Mipi): “Negli anni ’80 l’infezione da Hiv veniva contratta attraverso i viaggi internazionali fatti dai nostri connazionali, mentre oggi con l’aumento dei flussi migratori  è aumentato anche il numero degli stranieri sieropositivi nel nostro paese. In particolare delle persone che provengono da paesi con un alta circolazione virale come il Sud America o l’Africa sub-sahariana”.
Cambia dunque il target del soggetto a rischio, una ragione in più per non abbassare la guardia perché l’AIDS NON HA VOLTO, come ci ricordano le recenti campagne di comunicazione sociale messe in atto dalla presidenza del consiglio dei Ministri.
Il Lazio, per quanto riguarda la ripatizione geografica del contagio in Italia, non è tra i migliori classificati: l’incidenza dei casi di Aids nel 2007 e’ stata di 1.9 ogni 100mila abitanti, preceduta da Lombardia e Liguria (3.4 ogni 100 mila abitanti), e da Emilia Romagna e Toscana (2.9).
Continua a essere mediamente più bassa nelle Regioni meridionali e in particolare in Calabria (0.3), anche se la Basilicata segna un 2.2. Anche per l’Hiv il tasso più basso si registra al Sud, con 2.6 casi ogni 100 mila abitanti della Puglia nel 2008, contro i 9.5 dell’Emilia Romagna e gli 8,7 del Lazio.

L’aspetto più drammatico è l’inconsapevolezza della propria malattia, o dell’vvenuto contagio con il virus da Immunodeficenza Acquisita, l’Hiv appunto. Sono l’ignoranza, la superficialità, la mancanza di rispetto per il proprio partner a permettere la diffusione di un virus tanto infido. Si stima che una persona su tre non sappia di averlo e continui a contagiare altre persone. “Una situazione – conclude Nps – attribuibile probabilmente di una mancata percezione di essere a rischio di contagio. La diagnosi WonderaidsWomandi infezione da Hiv in fase già avanzata di malattia rappresenta un evento ormai estremamente frequente: accade in più del 40% delle nuove infezioni”.
A confermare ciò l’innalzamento dell’età media della diagnosi di infezione Hiv, passata da 26 anni per gli uomini e 24 anni per le donne nel 1985 a, rispettivamente, 38 e 34 anni nel 2008. Negli anni in cui non si sa di avere il virus, la malattia non viene curata e avanza verso la sua forma più grave.
Con una diagnosi tempestiva anche le cure sono più efficaci, ma solo il 34% le assume fin dalla diagnosi di sieropositività. Crescono poi le aspettative di vita per chi assume i farmaci antiretrovirali. L’Aids “resta una malattia mortale, da cui non si guarisce – spiega l’associazione – ma se il tasso di letalità (cioè il rapporto tra i decessi per anno di diagnosi e i casi diagnosticati in quello stesso anno) era pari al 94.4% nel 1985, al 72.5% nel 1995 e al 25% nel 2005, nel 2008 si e’ registrata una diminuzione che ha portato il dato al 9%”.

Nonostante le cure, solo nel 2007 le nuove diagnosi per Hiv sono state 4000, mentre nel 2008 ci sono stati 1.400 nuovi casi accertati di Aids in Italia. Le regioni più colpite sono quelle centro-settentrionali, in particolare Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.

L’arma per sconfiggere l’AIDS è la prevenzione, sia che essa sia fatta con la castità sia con l’uso del profilattico in caso di rapporti occasionali. E la prevenzione passa anche attraverso il Test Hiv, utilissimo strumento diagnostico per accertare il proprio stato di salute e per intervenire tempestivamente in caso di contagio.

di Ilaria Eleuteri

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine