Diretto da Ivano Capocciama e interpretato da Rossella Rhao
Nel fatato e angusto spazio di una stanza di un vecchio palazzo, una bambola meccanica aspetta, da secoli, che qualcuno possa rimetterne insieme i pezzi, le gambe, le braccia, la testa e i capelli, per poter tornare a raccontare la sua storia. La bambola si desta da un sonno antico, forse è stata gettata in quella stanza da tempo immemore. La polvere le accarezza il corpo come accade alle cose antiche e una strana magia le ha donato la parola. Cosa accade al corpo di un pupazzo meccanico nel momento in cui, una volta liberatosi delle polveri da soffitta del tempo e dell’incuria, si ritrova, come in una storia di Collodi, improvvisamente dotato della parola e di un’anima tesa inesorabilmente verso la carne? La sua psicosi non è altro che disperata vitalità che scorre tra i cardini e le membra legnose della bambola, figura ibrida tra umano la cui metamorfosi innescherà il suo ultimo, burattinesco e pietoso spettacolo.
Note di regia
“Lo spettacolo, attraverso uno slittamento totale dell’orizzonte d’attesa dello spettatore, sposta la vicenda di Sarah Kane in un contesto «altro» in cui il personaggio tenta di rimettere insieme i frammenti di una condizione mentale (forse d’amore) che si staglia davanti agli occhi dello spettatore come il tentativo disperato di riconquista di una identità perduta. Attraverso le parole di Sarah Kane, la bambola meccanica, abbandonata nel proprio polveroso alveo sospeso a metà tra il gioco e la realtà, tra il sogno e il risveglio, tenta una evoluzione autofagocitante all’interno della quale non c’è posto per alcuna possibilità di redenzione o di riscatto. Non si assiste ad una riconquista della posizione eretta di darwiniana memoria, ma ci si libera dell’involucro meccanico attraverso una struttura fisica lacerante, radiografia epidermica di una mente ed eucaristia fisica di una vivificazione. La metamorfosi da automa a donna si traduce in uno schema registico che, con l’abilità d’un orefice d’altri tempi, incastona il martirio della protagonista in una cornice melodrammatica ove la musica e le azioni si fondono in un «arioso» (nel senso di aria d’Opera lirica) esperire del dolore in cui le mani, le braccia e il corpo intero tessono un percorso dello sguardo, un lento sprofondamento nella mortalità che metamorfizza la protagonista e ne racconta la propria sconfinata, atroce ed antica storia.”
regia di Ivano Capocciama
con Rossella Rhao
Venerdì 8 dicembre ore 21.00
Sabato 9 dicembre ore 21.00
Domenica 10 dicembre ore 18.00
Teatro Ivelise
Via Capo d’Africa 8/12 00184 Roma
Metro B (Colosseo)
Tel. 06.89527016 – 349 3070828
Email. segreteria@teatroivelise.i t
INGRESSO RISERVATO AI SOCI (si consiglia la prenotazione)