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Intervista a Tomaso Luciano, autore di Ricky Murphy e l’improbabile pattuglia

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Intervista a Tomaso Luciano, autore di Ricky Murphy e l’improbabile pattuglia

Romanzo d’esordio edito da Watson Edizioni

Ricky Murphy è un bambino timido e solitario che vive in una spaziosa casa di campagna insieme alla nonna”, così comincia questa favola moderna firmata da Tomaso Luciano, giovane autore che ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo per ragazzi con la Watson Edizioni. Il protagonista è un bambino di nome Ricky, e l’”impropabile pattuglia” di cui parla il titolo è in realtà un gruppetto di strani animaletti.

  • Leggendo la trama del tuo romanzo vengono in mente tanti film della nostra infanzia con animali parlanti che hanno avventure insolite, quali Babe Maialino Coraggioso, ecc. Ti sei ispirato a qualcuno di questi film in particolare?

Chiaramente l’animazione ha avuto un ruolo nel farci vedere degli animali parlanti che i libri d’infanzia ci avevano fatto solo immaginare. Il tipo di complicità fra un ragazzo e un animale raggiunto dalla scena della canzone di Baloo nel cartone animato Disney de Il libro della Giungla è qualcosa che prima di essere vista in video sarebbe impossibile da creare anche con la più fervida fantasia. Da questo punto di vista la resa animata dell’ottimo Fantastic Mr. Fox di Roald Dahl ha senz’altro influito nel mio modo di raccontare le cose, che è però altrettanto debitore a Fred Vargas, i Wu Ming, Henning Mankell e tutti gli scrittori che più amo.

  • Parliamo un po’ del tuo protagonista: il ragazzino solitario e un po’ nerd che ha qualche “potere” particolare, oppure incontra l'”aiutante magico” e cambia la sua vita … la Rowling ha scritto Harry Potter, tu come hai pensato il tuo Ricky?

Sono sicuro che io e la Rowling siamo stati accompagnati da una cosa che abbiamo vissuto e che crea un desiderio di ‘magia’ ed evasione come poche altre: le giornate invernali cortissime e la pioggia incessante delle isole britanniche! Ho scritto Ricky Murphy e l’improbabile pattuglia a Lancaster, nel Nord dell’Inghilterra, in un momento in cui l’azione terapeutica dei miei taccuini riempiti di cose sparse non bastava più. Mi serviva qualcosa di più organizzato, coinvolgente e decisamente più spensierato per far fronte ai tramonti alle tre del pomeriggio. Così è nata l’idea di scrivere un romanzo, e quasi subito è seguita quella di scrivere per un pubblico giovanissimo.

  • Bullismo e attenzione al green, due tematiche decisamente attuali all’interno del tuo fantasy…

Sono per me due argomenti che hanno avuto una grande importanza nell’educazione che ho ricevuto fin da piccolo. I miei genitori, e una maestra decisamente “vecchio stampo”, ma che ci assegnava come compito a casa di guardare i documentari del dopo pranzo, mi hanno regalato una passione sconfinata per gli animali e la natura. Sono contento che il tema “green” stia riprendendo il rilievo che merita, vista la situazione critica della maggioranza degli ecosistemi del pianeta.

  • Spulciando su web sono andata a cercarmi un po’ di notizie su di te. Dalla tua bio vedo due cose interessanti: la prima è che sei un insegnante, dunque deduco che in particolare il tema del bullismo ti stia a cuore…

Come insegnante di Italiano per Stranieri ho avuto l’opportunità di lavorare in scuole ‘normali’ solo due volte in vita mia. In Senegal e in Australia ho avuto la fortuna di insegnare in contesti che, con metodi e tradizioni molto diverse tra loro, hanno reso il bullismo un ricordo del passato, almeno durante la permanenza dei ragazzi a scuola. Il mio disgusto per i bulli viene piuttosto dalla maniera in cui la mia famiglia ha sempre considerato delle ingiustizie imperdonabili la prevaricazione e la violenza verso i più deboli. È per questo che leggere della crescita del fenomeno nelle scuole e nella vita quotidiana dei ragazzi mi disgusta profondamente.

  • L’altra nota interessante è che ho letto che hai girato praticamente mezza Europa ed attualmente vivi a Bruxelles. Come mai così vagabondo?

Diciamo che è la parte interessante del cercare un lavoro. Ho iniziato a viaggiare come insegnante, ma il mercato delle lingue è a volte un po’ ostico, specie in periodi di crisi economica. Ma una volta partiti tornare in Italia diventa sempre più difficile, e così si continua a mandare curricula e ad andare dove ci porta la busta paga indipendentemente dall’occupazione che si trova. Però è impossibile rimpiangerlo, sarebbe stato impossibile per me avere l’opportunità di vedere tutto ciò che ho visto, e conoscere tutte le persone che ho avuto la fortuna di conoscere, se non fossi stato sballottato da un’esperienza all’altra – e da un paese all’altro – alla ricerca di uno stipendio!

  • In una intervista hai dichiarato che gli animali protagonisti del tuo romanzo dovevano essere necessariamente “animali particolari”. Sicuramente il pappagallo rimanda le fide mascottes delle avventure piratesche…

Avevo effettivamente bisogno di specie che riflettessero il carattere, il tono di voce, le manie e i pregi dei personaggi ‘umani’ che sarebbero esistiti in un universo non distopico come quello che ho immaginato per Ricky Murphy. La figura del pappagallo sulla spalla del pirata è senz’altro un topos che rimanda al più alto grado di cameratismo possibile fra un uomo e uno dei pochi altri esseri parlanti sul pianeta (non me ne vogliano gli amanti dei cani). Trovo che questo pappagallo ‘storico’ abbia avuto in Denis Guedje e Michael Chrichton due bellissime interpretazioni moderne ne Il teorema del pappagallo e Next, coi loro Nofutur e Gerard. Volevo qualcosa di simile, un cameratismo altrimenti impossibile perché frenato dalla barriera del linguaggio. Spero di esserci riuscito.

  • È difficile scrivere per ragazzi? Bisogna ricercare un linguaggio particolare? E come mai secondo te è importante per un autore, e per te in particolare, scrivere e rivolgersi ad un pubblico tanto giovane?

Non avendo mai pubblicato altro che non fosse un romanzo per ragazzi, la domanda che mi pongo è piuttosto “Come diavolo si scrive qualcosa ‘per adulti’?” So per certo che affrontare questo genere (di cui non sono mai stato un grandissimo consumatore dopo l’infanzia e l’adolescenza) mi ha spinto a lasciare da parte molte cose che, come lettore, ritengo irrinunciabili in un romanzo: qualche eccesso di analisi, qualche particolare descrittivo di troppo, indulgere su aspetti ‘non evidenti’ e non esplicitati dei personaggi. Credo fermamente che siano un abuso dell’innocenza del lettore giovane, che si merita quanto di più asciutto, onesto e godibile possibile. Per quanto riguarda il linguaggio (inteso come insieme di registri), credo che ormai l’accesso dei ragazzi a tanti prodotti narrativi imponga a chi scrive per questo pubblico di smettere di limitarsi a dei modi di parlare cristallizzati come appropriati solo nella testa di chi ragazzo non lo è più da un pezzo. Che sia importante rivolgersi ai ragazzi quando si scrive (nel senso di creare qualcosa apposta per loro), penso sia stato il lavoro infaticabile dei miei insegnanti a farmelo capire. Avere qualcosa di bello scritto per farci piacere dovrebbe essere un diritto di tutti i bambini e di tutti i ragazzi.

  • Raccontaci del tuo incontro con Ivan ed il perchè della tua scelta di pubblicare con la Watson Edizioni.

Il mio incontro con Ivan, e con Watson Edizioni, è stato possibile grazie al lavoro dell’agenzia letteraria Milkbar, che si è occupata dell’editing e di cercare un editore per il mio manoscritto. È stato grazie al loro ottimo lavoro che ho conosciuto Ivan, accompagnato da una dose massiccia di franchezza e un buonissimo caffé a pochi metri da San Giovanni in Laterano, quando già Watson aveva deciso di pubblicare il mio libro. È stato un incontro senza fronzoli inutili, e ho subito apprezzato questo aspetto. La cura di Arianna Rossi per la “mise en page” del manoscritto e gli ultimi tocchi di editing, e il lavoro grafico di Federica Messina sulla copertina sono state due ciliegine sulla torta che mi hanno confermato la capacità di lavoro di Watson.

  • A quando il prossimo capitolo delle avventure di Ricky?

Domanda fatidica! Il seguito delle avventure di Ricky è in questo momento nella sua fase ‘puzzle’, equamente diviso fra fogli volanti in giro per casa, taccuini vari, appunti su file e un buon numero dei miei neuroni. Ma ce la metterò tutta per fargli trovare una forma più godibile al più presto!

E noi lo aspetteremo con curiosità. A presto, dunque, Tomaso!

di Chiara Alivernini