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Ecco Haiti dopo il terremoto

haiti_-_terremotoMilioni di euro di contributi d’emergenza, soccorsi, attività di ricerca ed assistenza. Il mondo si è mobilitato per Haiti

Martedì 12 gennaio, alle 16:53 locali (le 22:53 italiane), non una, ma ben 10 scosse di terremoto (magnitudo 7 Richter la più violenta) hanno devastato l’isola caraibica e la sua popolazione.

Oltre 150mila corpi recuperati e sepolti nelle fosse comuni, 250mila feriti, fino a 800 mila senzatetto, sopravvissuti e ammassati nelle bidonville improvvisate, un esodo di oltre 235 mila persone che hanno abbandonato le macerie della capitale Port-au-Prince per trasferirsi nelle province vicine. Cifre che pesano a quindici giorni da quelle 10 scosse. I
l sito della Cnn ha riferito di 100 bambini che potrebbero essere rimasti sepolti sotto le macerie della loro scuola crollata a Leogane. Gigliola Martino, 70 anni, e il funzionario Onu Guido Galli, 45, sono le due le vittime italiane identificate; a loro si aggiungono altre due persone «per le quali esistono più che fondate ragioni di serissima preoccupazione». Secondo quanto riferisce la Farnesina, altri 2 italiani mancano all’appello, ma entrambe le segnalazioni «risultano così indeterminate da far ritenere che riguardino individui non effettivamente presenti ad Haiti». Intanto la “squadra Italia”, formata da uomini dell’Unità di crisi, del Consolato onorario ad Haiti, dell’ambasciata a Santo Domingo, della Protezione civile e di altre amministrazioni, continua ad operare. A mettere ancora a dura prova Haiti gli sciacalli che non risparmiano neanche le operazioni di soccorso e altre scosse, l’ultima a mezzanotte tra giovedì e venerdì, che hanno riportato panico e terrore. I primi giorni è stata una corsa contro il tempo. Squadre di soccorso e contingenti arrivati da tutto il mondo hanno cercato e in alcuni casi trovato miracoli tra le macerie: ultimi ad essere estratti vivi tre bambini, di cui una neonata, una 26enne e una donna di 70 anni.

Altro miracolo la nascita della prima bambina dopo il sisma: Azzurra, il nome della bimba nata nell’ospedale da campo della Protezione civile italiana, a Port-au-Prince. Una vita salvata, una vita strappata: la morte di una ragazzina di 15 anni, colpita accidentalmente da un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia per allontanare un gruppo di sciacalli. Ma la priorità ormai è quella di evitare un’ecatombe sanitaria: la carenza di acqua potabile e di servizi sanitari aumenta il rischio di allarme infezioni ed epidemie. Negli ospedali medici e volontari lavorano senza sosta, ma le contraddizioni non mancano: i Medici senza frontiere denunciano ritardi nell’arrivo di equipaggiamenti medici, tra cui farmaci, kit chirurgici e apparecchi per la dialisi. Sul fronte aiuti la situazione è ancora caotica. I soccorsi internazionali sono stati tempestivi ma il punto critico resta il coordinamento: 42 nazioni hanno promesso aiuti per 562 milioni di dollari, in ambito ONU. L’UE ha deciso di destinare ad Haiti 122 milioni di euro (30 da parte della Commissione, 92 da parte degli stati membri) per assistenza umanitaria e altri 100 milioni di euro (della sola commissione Ue) in assistenza non umanitaria.
L’Italia ha già impegnato 5,7 milioni di euro ed ha deciso di annullare il debito dell’isola, che ammonta a 40 milioni di euro. 58 milioni di dollari, invece, sono arrivati dalla maratona tv delle star «Hope for Haiti», organizzata da George Clooney e che ha visto impegnati artisti e vip. Il piano di aiuto coordinato dalla Fao prevede la distribuzione di circa 100mila tonnellate di aiuti alimentari per i prossimi sei mesi a due milioni di persone.

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Adesso è essenziale evitare abusi e sprechi, come ha ribadito Guido Bertolaso, inviato a Port au Prince con un mandato della Presidenza del Consiglio per coordinare gli aiuti italiani. La distribuzione di viveri e generi di prima necessita resta complessa, un vero e proprio “incubo”, come ha detto la direttrice del Programma alimentare mondiale dell’Onu (Pam), Josette Sheeran e come dimostrano i numerosi episodi di disordini durante i quali le truppe dell’ONU hanno sparato colpi d’avvertimento e lanciato gas lacrimogeni per riportare la calma nella folla. Anche le polemiche non sono mancate. ll segretario di Stato USA Hillary Clinton ha ironizzato sulle accuse fatte dal sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso, sulla gestione statunitense degli aiuti: “Mi sembrano quelle polemiche che si fanno il lunedì dopo le partite di football” ha detto. Parole a cui Bertolaso ha replicato, sostenendo che il suo non era un attacco agli Stati Uniti, ma una “critica alla mancanza di coordinamento delle organizzazioni internazionali” che sta lasciando “migliaia di haitiani abbandonati a se stessi“.
Altro attacco agli USA arriva da Cuba: Fidel Castro accusa di aver «occupato» Haiti, criticando il dispiegamento di migliaia di soldati americani, cosa che, a suo parere, complica ancora di più la situazione. Stesse critiche da Bolivia e Venezuela. Intanto emergono inquietanti domande sulla sorte di almeno 15 bambini, scomparsi dagli ospedali haitiani dove erano in cura nei giorni scorsi. L’agenzia dell’Onu sospetta che possano essere stati rapiti dai mercanti internazionali. Mercato degli organi? Tratta delle adozioni? L’Unicef ha già fatto scattare un allarme, creando 20 punti di accoglienza per bambini non accompagnati, dove ogni giorno vengono accuditi 2.000 di loro (l’obiettivo è arrivare a 4.000). Resta solo la speranza.

di Valeria Fornarelli