Non esiste mai una sola verità, soprattutto in tribunale
Tutti mentono alla sbarra. È una tragica verità che riecheggia nelle aule dei tribunali. Se così non fosse non servirebbero avvocati, giurie, giudici. Se così non fosse non si chiederebbe agli imputati di giurare di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.
Una doppia verità parla proprio di questo: cosa accadrebbe se, in un’aula di tribunale, tutti si trovassero a mentire? E se ad ogni domanda ci fosse più di una risposta?
È molto difficile portare al cinema un legal drama come Una doppia verità, perché il rischio di trasformare un thriller in un lungo episodio di Law & Order è davvero dietro l’angolo.
La regista Courtney Hunt, tuttavia, è particolarmente a suo agio con questo tipo di racconti (lei per prima è laureata in legge ed è sposata con un avvocato) e questa confidenza traspare nella narrazione così come nella messinscena.
Una doppia verità mette in scena il dramma di una famiglia, prima e dopo un delitto: il protagonista è Richard Ramsay (Keanu Reeves), un avvocato penalista che si trova a difendere il giovane Mike Lassiter (Gabriel Basso), un ragazzo di 17 anni accusato di aver ucciso suo padre Boone (Jim Belushi), perché sua madre Loretta (Renèe Zellweger) è disposta a tutto pur di risparmiare il carcere a suo figlio. Ramsay è in difficoltà per almeno due motivi: è molto legato alla famiglia Lassiter (Boone era suo amico e collega) e il suo cliente Mike ha letteralmente smesso di parlare dall’omicidio (per il trauma subito? Per paura di rivelare segreti sconcertanti?). Il silenzio e i legami famigliari lo spingeranno verso confini mai esplorati e alla scoperta di verità terribili che forse era meglio lasciare nel limbo.
Scritto da Rafael Jackson e diretto da Courtney Hunt, Una doppia verità non è un film perfetto, perché pecca un po’ della macchinosità tipica dei legal drama, ma ha una storia molto potente e un finale a sorpresa che può cogliere alla sprovvista anche lo spettatore più allenato.
“Cosa pensare di chi ha ucciso Boone – ha dichiarato il produttore Anthony Bregman – dipende da quanto si è coinvolti nella storia e mettendo continuamente in dubbio ciò che si pensa di sapere. La sceneggiatura (di Una doppia verità) è sempre un passo avanti. Personalmente non sono riuscito a intuire il finale fino alla fine.”.
La sceneggiatura, infatti, è assolutamente a prova di “tribunale” e per renderla ancora più efficace è stata sottoposta a una serie di avvocati e giudici molto competenti: il risultato è stato sorprendente.