Una famiglia disfunzionale grida la sua voglia di vivere e ridere
La famiglia e la malattia raccontati in modo dolorosamente piacevole e divertente. L’amore e l’affetto con cui si lotta insieme e che uniscono al centro di The Hollars, per la regia di John Krasinski, tra gli attori protagonisti. Nel cast ci sono anche Anna Kendrick, Richard Jenkins, Sharlto Copley. Un film che ha commosso e che ha fatto ridere al contempo, e per questo riuscito pur nella drammaticità che racconta.
Noto anche per essere il marito della celebre Emily Blunt, Krasinski dimostra un’abilità anche dietro la macchina da presa. A suo agio nella recitazione, perfettamente calato nel personaggio e nella parte, cui dà il giusto colore, affronta il tema del dolore e della disperazione con il sorriso. Il film vuole proprio insegnare a vivere la vita senza prenderla troppo sul serio. Trovare la capacità di sdrammatizzare e fare ironia anche nelle circostanze più critiche è il segreto. Anche nel peggiore dei momenti e quando tutto va male. Anche di fronte a un lutto o una tragedia. Questo il messaggio veicolato dalla canzone che John (Krasinski), il protagonista, il padre e i fratelli cantano alla loro madre e moglie che deve operarsi di un tumore al cervello. Questo riporta John in città e lo ricongiunge alla sua famiglia allargata. Ciò gli permetterà di capire che ironizzare è l’arma più forte per combattere la paura e la disperazione, ciò che può dare quel coraggio essenziale per andare avanti anche quando tutto sembra finito. È quell’appiglio alla speranza che fa dire che, ciononostante, “andrà tutto bene“. Malgrado la malattia; malgrado il fallimento di un’azienda, la sua bancarotta e i problemi finanziari; malgrado si sia senza lavoro; malgrado gli affetti perduti (come la sua sx fidanzata o la ex moglie del fratello); malgrado si possano vedere le proprie figlie di rado dopo una separazione; anche a seguito della scomparsa di un caro. Questo un po’ il senso del continuo alternarsi tra vita e morte nel film: la scomparsa improvvisa e inaspettata della madre prima (che costringe tutti gli altri membri della sua famiglia a rivedere i piani e a rimboccarsi le maniche, lei da cui tutti dipendevano e che ne era la colonna portante; poi le nascite del figlio della ex di John e di due gemelli dalla sua fidanzata proprio il giorno del funerale, quasi a dire che, per quanto la vita possa togliere tanto, ridà ugualmente altrettanto. Ora John, però, è consapevole di dover tenere unita questa famiglia allargata. Ci riuscirà nel caos emotivo che la contraddistingue? Questa la sua missione e l’eredità lasciatale dalla madre.
La famiglia disfunzionale degli Hollars è in cerca di equilibrio. Per questo curiosa la coincidenza di quello che viene fuori se al cognome cambiamo una vocale. Mettendo la ‘e’ al posto della ‘a’ si ottiene il termine ‘hollers’ che, nel linguaggio americano informale, significa ‘grida’, ‘urla’, ‘strilli’. Nel film The Hollars, infatti essi non mancano, tanto quelli di gioia che di dolore. Ma soprattutto si grida forte l’amore per la vita, la voglia di vivere, per dare ‘una scossa’ al pessimismo, alla disperazione. Una sola regola detta la madre, da esempio per tutti gli altri: mai piangersi addosso o deprimersi; sempre essere pronti a rimboccarsi le maniche, magari con un sorriso (che vale sempre la pena e per cui non è mai il momento sbagliato). Questo il segreto di questa famiglia disfunzionale perché sempre in conflitto (interiore con loro stessi e con l’altro), che funziona perfettamente nelle sue imperfezioni.
Chi ha detto che per essere felici debba essere sempre tutto in ordine secondo gli standard tradizionali cui siamo abituati? Il caos che regna sembra stravolgere tale famiglia, che ne risorgerà rinnovata. Anche grazie alla capacità di adottare quello humour tipico americano che il film The Hollars usa per dare un tono più leggero (sebbene non banale e sminuente) alla storia. Simile a “Still Alice” del 2014, per il modo in cui tratta il tema della malattia che sconvolge la vita di una famiglia, The Hollars lo fa in maniera meno drammatica. Se l’interpretazione di Julianne Moore fu intensa, non meno valida lo è quella di Anna Kendrick. Quest’ultima è un’ottima spalla per il regista, attore e sceneggiatore statunitense. Non solo, ma molto ‘efficace’ lo è stata anche in “The Accountant” al fianco di Ben Affleck, in concorso anch’esso quest’anno alla Festa del cinema.
regista: John Krasinski
sceneggiatura: James C. Strouse
CAST
Sharlto Copley
Charlie Day
Richard Jenkins
Anna Kendrick
John Krasinski
Margo Martindale
Music by Josh Ritter