Alla fine dell’ottocento in un piccolo villaggio della Danimarca vivono due anziane sorelle. Figlie di un pastore protestante, dopo la morte di quest’ultimo, hanno ereditato la guida della comunità religiosa locale respingendo le proposte di matrimonio e scegliendo di vivere una vita frugale e priva di lussi. Un giorno si presenta alla loro porta, stremata, la parigina Babette Hersant, sfuggita dall’accusa di essere una communard. Babette viene ospitata per quattordici anni dalle due anziane signorine grazie alla lettera di un vecchio corteggiatore di una delle due e si guadagna l’ospitalità facendo da governante e contribuendo all’attività di beneficenza.
Un giorno da Parigi arriva una grossa vincita di denaro, 10 000 franchi. Tutti credono che Babette li userà per tornare in Francia, ma ella chiede umilmente di poter dedicare un pranzo alla memoria per il centenario della nascita del pastore, padre di Martina e Filippa. Gli abitanti del villaggio, seguaci di una vita priva di piaceri terreni, saranno letteralmente sedotti ed inebriati dal pranzo che Babette, un tempo grande cuoca, ha voluto organizzare per poter nuovamente esprimere il suo talento di artista. Per procurarsi gli ingredienti, le bevande, i cristalli e le stoviglie, senza dirlo a nessuno Babette ha speso tutto il suo denaro. Solo il vecchio generale, antico innamorato di una delle due sorelle, riesce incredulo a capire il reale valore economico del pranzo.
L’arte della cucina si mette in mostra, facendo assaporare agli spettatori, odori e “languori di stomaco”
Era il 1976 quando Attilio Corsini, attore diplomato all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica e con un decennio di esperienze professionali maturate con il Piccolo Teatro di Milano, le compagnie di Tino Buazzelli, Luca Ronconi, Orazio Costa, Franco Enriquez, Glauco Mauri, il Teatro Stabile di Torino ed il Teatro Stabile di Roma, decide con Viviana Toniolo di tentare l’avventura di una compagnia autogestita. Coinvolgendo i colleghi Ugo Maria Morosi, Silvano Spadaccino, Anna Casalino, allestiscono il primo spettacolo: “Notte con ospiti ” di Peter Weiss. La piccola compagnia agisce sotto la sigla della Cooperativa Teatro Della Convenzione di Firenze che gli organizza una piccola tournée. L’esperienza sembra poi non avere altri sbocchi. Ma i nostri non si arrendono ed organizzano una specie di “visione privata”, per addetti ai lavori, al Teatro Politecnico di Roma: Renzo Tian, critico del Messaggero scrive una bellissima recensione. Luigi Squarzina, direttore del Teatro di Roma, la legge ed offre alla compagnia un periodo di programmazione al teatro Flaiano. E così il gruppo riesce a capitalizzare questo primo spettacolo (che farà 150 repliche) e a fondare finalmente, il 17 giugno del 1977, la Cooperativa Attori & Tecnici. Una sigla nata intorno al tavolo di un notaio dove sedevano appunto otto attori e due tecnici, ma che significò invece per molti anni un destino: fare gli attori ed anche i tecnici e perché no? anche i facchini. Oltre a Corsini e alla Toniolo arrivarono poi i “soci storici” della compagnia: Maria Sciacca, Franco Bergesio, Stefano Altieri, Sandro De Paoli, Gerolamo Alchieri, Renato Scarpa, Anna Lisa Di Nola e gli altri. Quel nucleo che è ancora oggi il centro motore dell’attività.
Dopo oltre trent’anni la compagnia Attori&Tecnici porta sul palco del teatro Vittoria testi interessanti, divertenti, irriverenti, per il piccolo e grande pubblico. Donando alla piazza famosa di testaccio un lume di cultura e arte che ricorda i tempi passati.
di Manuela Tiberi