È per tutti la Signorina Silvani, sogno proibito del ragionier Fantozzi e personaggio che l’ha resa famosa e amatissima dal grande pubblico, ma Anna Mazzamauro è soprattutto una donna di teatro
Attrice comica e caratterista, Anna Mazzamauro, che ha iniziato a calcare i palcoscenici teatrali romani verso la fine degli anni ’60, affronta adesso una nuova avventura che la vede non solo interprete protagonista ma anche autrice di un lavoro ispirato al grottesco “Diario di un pazzo” di Nikolaj Gogol.
Il testo originale tracciava il ritratto di un piccolo borghese a tal punto vittima dell’idiozia di un lavoro burocratico che gli assegnava l’unica responsabilità di temperare matite per il capoufficio, da finire con l’impazzire arso da un’ambizione repressa (anche se noi, oggi, parleremmo forse di sacrosante aspirazioni…) che lo porterà a credersi addirittura re Ferdinando ottavo di Spagna. Al
Teatro Ghione di Roma è adesso in scena, dal 9 al 21 marzo, per la regia di
Livio Galassi, il “
Diario di un pazzo (che amava Shakespeare)”, liberamente tratto dalla novella dello scrittore russo scritta nel 1835 di e con
Anna Mazzamauro. Nel riadattamento proposto al Ghione, inframmezzato da musiche di Piazzolla, il povero impiegato è ora un attore frustrato per non aver mai potuto realizzare le proprie ambizioni artistiche, tanto scontento di se stesso e della sua vita da arrivare a smarrire perfino identità e ragione. Il destino crudele e amarissimo del protagonista, che amava Shakespeare e al mondo del teatro aveva affidato tutte le aspettative e i sogni per un futuro felice e realizzato, è anche qui ammorbidito nell’ironia e nell’umorismo che fanno di questo personaggio, come del modello gogoliano, l’archetipo dei “
non eroi”.
“
Salvate gli attori. possono uscire di senno se quando imparano a recitare nessuno li ascolta” dice la Mazzamauro. Salviamo anche noi stessi, i nostri sforzi di studenti e le nostre speranze, se non siamo soddisfatti di quel che abbiamo, aggiungiamo noi: la vita non è solo traffico, ufficio, di nuovo traffico, spesa, letto. Liberare un po’ dei nostri sogni per colorare il grigio dell’esistenza fantozziana di ogni giorno ci fa vivere meglio e, in certi casi, può evitare di farci impazzire.
di Chiara Carnabuci