
Un grande successo quello riscosso da
Le mattine dieci alle quattro, lo spettacolo scritto e diretto da Luca De Bei e presentato da
Artisti Riuniti e
NoirDesir.it
in replica fino al 31 gennaio (e non più fino al 24 gennaio) al Teatro Sala Uno di Roma già finalista al premio “Enrico Maria Salerno per la drammaturgia” nel 2007 e al Premio Riccione per il Teatro nel 2009. Patrocinato dal Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, lo spettacolo di Luca De Bei porta alla ribalta uno dei temi più tristemente noti alle cronache attuali: le morti bianche e il lavoro nero. Affrontate con una leggerezza e una umanità quasi disarmanti, le tematiche scelte dal regista si insinuano nelle vite di tre giovani ventenni (due ragazzi e una ragazza) che si ritrovano ogni mattina all’alba alla fermata dell’autobus nella periferia di Roma. Un operaio italiano, un rumeno e una ragazza italiana che fa le pulizie in uffici e piccole industrie per conto di una ditta che riceve subappalti, ogni mattina prendono insieme l’autobus che li porterà sul posto di lavoro. Tutti e tre vittime dello sfruttamento, del precariato e di turni massacranti cercano nello stordimento dell’alcool, nella droga e nella musica assordante delle discoteche, un luogo di evasione dalla triste realtà quotidiana. Tra levatacce, mansioni pericolose quanto umilianti e buste paga quasi inesistenti, trova spazio nelle loro vite una fragile storia d’amore e d’amicizia costantemente minacciata dalla violenza e dallo sfruttamento, ai quali i protagonisti non possono e non riescono a sottrarsi. Luca De Bei regala alla messinscena una nota squisitamente dialettale affidando agli attori un testo che nel suo linguaggio più puro e familiare riporta alle borgate romane, unito ad una punta ironica che rende ancora più amaro il finale. Sul palcoscenico Federica Bern, Riccardo Bocci e Alessandro Casula interpretano gli sfortunati protagonisti con i costumi di Sandra Cardini, le scene di Francesco Ghisu, le luci di Alessandro Carletti e il suono di Marco Schiavoni.
di Maria Teresa Pasceri