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Marco Bellocchio è un Leone d’Oro

bellocchioLa prossima edizione del Festival di Venezia premia il lungo lavoro del regista con il premio alla carriera

 

Dopo quasi cinquant’anni di attività al servizio del cinema italiano Marco Bellocchio riceverà il Leone d’oro alla carriera durante la 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale e annunciata dal Direttore Marco Muller, che ha commentato così la scelta: «Seguire il cinema di Marco Bellocchio ti porta, in ogni suo nuovo film, sempre verso altre destinazioni da quelle che ci sembrava di aver raggiunto  e scoperto. Camminatore instancabile, traghettatore di idee, esploratore  del confine instabile tra se stesso, il cinema e la storia, ha utilizzato come mappa, per orientarsi, il mondo che comincia oltre i confini della realtà visibile (e nell’inconscio). E ha così trovato i modi di espressione più vitali e “giusti” per raccontare l’urgenza di saperi, individuali e collettivi, indeboliti, o svaniti».  Per festeggiare questo riconoscimento il regista porterà al festival una versione riveduta e corretta di Nel nome del Padre (1971), non un restauro ma un’opera totalmente indipendente che prende le forme di un particolare Director’s Cut. “Non è stata un’idea fissa eppure in tutti questi anni mi è tornata in mente, a intervalli vari, anche lunghissimi, l’idea, la convinzione che Nel nome del padre non avesse ancora trovato la sua forma definitiva – spiega Bellocchio – Ne è la prova il fatto che dopo la prima proiezione pubblica (Festival di New York, 1971) il film è ritornato in moviola altre tre volte, quattro con quest’ultima revisione. Per una necessità, che in passato non vedevo, per paura di essere politicamente ambiguo o soltanto per un difetto di visione di insieme, di liberare le immagini, nel senso di alleggerirle di quella pesantezza ideologica che le schiacciava, le soffocava. Immaginare liberamente era allora inconcepibile. Per cui tante immagini piene di parole che giudicavano, spiegavano, ripetevano le spiegazioni, citavano, sono cadute. Molta cultura, figlia di quegli anni, magari irrisa, in quest’ultima versione è stata almeno contenuta a favore della storia, dei personaggi, degli affetti più semplici e diretti. Ho tagliato, accorciato, non ho aggiunto nulla.”

 

di Tiziana Morganti

Svevo Ruggeri
Svevo Ruggeri
Direttore, Editore e Proprietario di Eclipse Magazine