Infatti, la finta intervista al regista che ha tratto in inganno numerose testate giornalistiche, ha riportato le dichiarazioni di Del Toro sul superamento e l’abuso delle innovazioni tecniche e artistiche di “
Avatar”, ormai abbondantemente copiato. E contro la stanchezza del pubblico, ormai abituato al 3D, il presunto Del Toro ha proposto invece la realizzazione di un film con “
stimoli ambientali”, orientato alla stimolazione dei cinque sensi attraverso lo
sprigionamento di olezzi e odori, sensazioni di calore o freddo improvvise, in concomitanza con alcune scene del film. Un progetto la cui resa ottimale avrebbe richiesto tempo, motivo per cui i trepidanti fan di “
The Hobbit” avrebbero dovuto attendere. Un amo allettante, fin troppo, a cui molti pesci hanno abboccato. Volendo spezzare una lancia a favore di chi a queste dichiarazioni ha creduto, va detto che l’esperienza
multi-sensoriale non è una pratica irrealizzabile, essendo già in uso da diverso tempo nei parchi divertimento, e molto probabilmente la sua esistenza ha abbindolato anche i più avveduti che solo dopo alcuni giorni hanno riconosciuto e preso atto dello scherzo.
La leggerezza con cui è stata considerata la questione
4D vs 3D fornisce tuttavia uno spunto di riflessione sull’excursus evolutivo dell’innovazione tecnologica in ambito cinematografico. L’utilizzo della stereoscopia, la cui moda è esplosa con l’atteso “
Avatar” (circa 10 anni di preparativi), non è proprio una novità, infatti i primi film di sperimentazione del sistema anaglifico risalgono al periodo tra le due guerre, e in assoluto il primo film in stereoscopia è “
The power of love” del ’22. Il boom si ha negli anni ’50, quando lo stesso Maestro del brivido tenta, con “
Delitto perfetto” del ’54, l’esperimento 3D. A questo periodo risalgono numerose pellicole in 3D, tra cui “
Bwana Devil” del ’52 e “
Il mostro della laguna nera” del ’54. Nel corso dei decenni si è assistito a un miglioramento metodologico e tecnologico, sfociato nel sistema reald, basato sullo

scorrimento di una pellicola a doppia velocità e sull’uso di un apposito otturatore, diventato famoso nel 2009 con “
L’era glaciale 3”. Pertanto, con un veloce sguardo al passato, possiamo concludere che il cinema è già avvezzo al 3D da diversi decenni.
Nei floridi anni’50 il cinema non si fa mancare assolutamente niente: sperimentazioni in “
4D”, se così vogliamo chiamarle, compaiono già verso la fine degli anni ’50, quando si inizia a parlare, senza troppo entusiasmo, di “
cinema olfattivo”.
Smell-O-Vision e
ARoma Rama sono i due sistemi di sprigionamento odori usati rispettivamente nei film del ’59 “
Scent of mistery” e “
Behind the great wall”. Programmati per un coinvolgimento anche olfattivo dello spettatore, i due sistemi rilasciano nell’aria gli odori evocati dalle immagini filmiche. Per diversi motivi (e limiti), soprattutto di ordine tecnologico, il “cinema olfattivo” ha vita breve. Più artigianale la proposta di
Odorama, una sorta di “
gratta e vinci” dell’odore, un cartoncino su cui sono impressi gli odori da “grattare” al momento giusto della proiezione. Il primo film in
Odorama è “
Polyester” del 1981, durante la cui proiezione i numeri che compaiono sullo schermo corrispondono al punto del cartoncino da grattare e annusare, idea poco rivoluzionaria dalla prospettiva tecnologica ma innovativa nel concetto, ripreso successivamente in contesti legati al marketing.
Per il momento niente stimolazioni olfattive e tattili, niente odori né olezzi, niente zampilli d’acqua né sensazioni di gelo o di bollore sprigionate dalle poltroncine. Il cinema 3D e le sue rappresentanze possono dormire sonni tranquilli e lo spettatore può rimanere comodamente adagiato sulla poltrona senza correre il rischio di provare spiacevoli o troppo emozionanti esperienze sensoriali. Per il momento l’idea di un cinema globale è ancora lontana.
di Francesca Vantaggiato