Scena Musicale per clarinetti e voce recitante
Uno squarcio esistenziale vestito da donna.
Un monologo costruito sulla parola e sul suono della gestazione.
Donna come essenza del Mondo, come risoluto atto rivoluzionario, ma anche come madre sognatrice, come umorale sentire, come difesa ultima dalla bruttura che ci circonda.
Un testo come frammento di pensiero, scheggia di coscienza; come una sosta durante il viaggio.
E il flusso è aperto, libero, non costruito e non meditato, ma soltanto vero.
Il vero “frammento” è nella voce che ti cattura, nella musica che ti rapisce, nell’insieme che ti porta metaforicamente sul palco per lasciarti con la consapevolezza di aver bisogno di tutti i frammenti per ricomporre il tutto.
“….E’ un’opera intrigante, da ascoltare e riascoltare per cogliere sempre nuove sfumature: sofisticata come un brano di Duke Ellington, genuina come il Piccolo Principe, riflessiva come uno scritto di Heidegger, attuale come la decrescita di Latouche, liquida come gli scritti di Bauman…”
(RomaSera- L.Salvadori)“…‘Lei’, donna, amante, madre, ancor prima è femmina, per quella sorta di divinità che tutta la investe e la stravolge nel momento in cui è partecipe della ‘creazione’. L’illusoria ‘verità’ contenuta nel testo scabro quanto essenziale, paragonabile alla figura stessa dell’interprete, lascia basiti, immobilizza, perché scava profondamente in ciò che non si è mai voluto affrontare della insostenibilità dell’essere. …”
(Di Giorgio Mancinelli – La Recherche)
NATACHA DAUNIZEAU, attrice, regista, doppiatrice, ballerina, vince una Borsa di Studio per due anni e si forma al metodo Stanislawsky con la maestra Vera Goreva del Teatro d’Arte di Mosca. Diplomatasi insegnante di danza presso l’ I.P.A.C. Istituto Pedagogico d’Arti Coreografiche di Parigi, accede al C.R.E.P.S. di Voiron in Francia, e successivamente all’E.C.A.T. per la formazione intensiva professionale dell’attore, Scuola e Centro d’Arte Teatrale. Nello stesso tempo organizza ‘seminari’ diversi per la formazione professionale di professionisti con M. Ticova e presso il Charpentier Art Studio a Parigi. Suoi gli adattamenti e la regia di “La malattia della morte” di Marguerite Duras, e “Trio in si-bemolle” di Erich Rommer portati in scena a Roma. Nonché di “Frammento” di e con Marco Colonna.
MARCO COLONNA, clarinetti & sax baritono, è uso a una musica d’impatto, la sua tecnica trascende le possibilità espressive dello strumento stesso. Non ci sono per lui limitazioni di estensione e il clarinetto arriva a raggiungere le vette più alte e anche i fondali più profondi dell’universo sonoro, esplorando ogni paesaggio intermedio con assoluta considerazione. Più semplicemente egli non suona uno strumento, ma gli dà vita, diventa la sua stessa voce, capace di trascinare ogni assonanza nel vortice di energia libera. Una tecnica straordinaria che gli permette di svolgere percorsi idiomatici in un continuo alternarsi tra linee melodiche e bassi ostinati, ritmi sincopati e cluster potentissimi. È capace di passare da un tempo ad un altro e di alternare controtempi con una facilità assoluta e, quando si lascia trascinare dal vortice sonoro, corre via in fuga ed è difficile da domare, prendendo a piene mani nel Blues etnico fino al jazz doc, fino a suonare con una front line addirittura raddoppiata nel sax baritono solista, insieme a Marco Visconti Prasca. Amico e maestro di chi abbia voglia di sapere, ascoltare – egli dice – già assistente di George Russell, vissuto a New York per molto tempo, amico di Gerry Mulligan ritenuto un alfiere di questo strumento non troppo diffuso e che ancora stupisce per la sua imponenza, il suo calore e la sua insospettabile mobilità. Superate tutte le fasi connettive con il passato, oggi Marco Colonna è leader del gruppo MC3 con Fabio Sartori hammond e Claudio Sbrolli percussioni, e con il quale è proiettato alla ricerca di una progettualità nuova quanto interessante pur sempre restando nell’ambito del free-jazz sempre attuale. Ambito in cui, per ovvie ragioni, non può non fare i conti con un altro grandissimo dello strumento che, per attitudine e poetica, è a lui molto vicino: Hamiet Bluiett. I cultori del Jazz sanno perfettamente di chi si sta parlando.
Natacha Daunizeau, voce recitante, interpretazione, regia
Marco Colonna, clarinetti, testo
Domenica 28 febbraio 2016 – ore 18.15
Prenotazione obbligatoria con pretesseramento online
Spaziottagoni live
Via Goffredo Mameli, 7
00153 Roma (Trastevere)