La piccola miss d’America
Ci sono bambini ai quali è stata per sempre negata l’infanzia. Fra questi vi fu JonBenet Ramsey. Che, viva, si guadagnò un posto in prima pagina sui rotocalchi dell’epoca, per essere l’incontrastata reginetta di bellezza di sfilate e concorsi. Ma che, da morta, fece molto di più. Il caso infatti della piccola miss commosse l’America intera, e la sua foto finì sulle principali emittenti del mondo. E in molti si domandarono se quello non fosse, dopo tutto, lo scandaloso tributo a una storia iniziata male, ma terminata peggio. Poiché l’omicidio di JonBenet Ramsey comincia prima ancora che lei venga alla luce. E, precisamente, nel 1977, quando sua madre, Patricia Ann Paugh, vince il titolo di Miss West Virginia. Tre anni dopo tocca alla sorella di lei, Pamela Ellen Paugh. Certe storie famigliari si ripetono. Perciò alla piccola Ramsey deve essere sembrata la cosa più naturale del mondo sfilare su una passerella per conquistare l’ambita corona di reginetta. E lei lo fa con quella ingenua incoscienza che solo i bambini possiedono. E, uno dietro l’altro, mette in fila una serie di riconoscimenti, America’s Royal Miss, Colorado State All-Star Kids, Little Miss Charlevoix, e così via. Fino al tragico giorno dell’omicidio, avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 dicembre del 1996, nell’abitazione a Boulder, in Colorado. Tre giorni prima il suo ultimo show, al Southwest Plaza Mall a Littleton, durante il quale viene incoronata “Little Miss Christmas“. Ha da poco compiuto sei anni, e li dimostra tutti. Tra lustrini, paillettes e gonne dall’orlo troppo corto, la sua vita è organizzata come quella di una modella professionista. E i guadagni non sono da meno. Tanto che per la madre Patsy seguire la figlia sui set fotografici rappresenta un vero e proprio lavoro. Ma qualcosa non quadra.
La piccola Ramsey, infatti, già da qualche tempo, soffre di enuresi notturna, e non appare felice; mentre il fratello maggiore, Burke, è geloso per le attenzioni che JonBenet riceve dai genitori, e talvolta arriva persino a picchiarla. Anche l’infaticabile Patsy sembra accusare il colpo, e si ammala di un cancro alle ovaie. L’idillio della famiglia perfetta s’interrompe bruscamente.
A decretarlo una misteriosa richiesta di riscatto che i Ramsey, di ritorno da una festa di Natale a casa di amici, trovano l’indomani. In quella missiva si parla del rapimento di JonBenet, la quale, in effetti, sembra scomparsa nel nulla. Non c’è nella sua camera, né in quella dei genitori, né in nessuna delle altre quindici stanze della lussuosa dimora. Il suo corpo ormai esanime verrà rinvenuto solo otto ore più tardi, in uno scantinato del seminterrato, con ancora addosso il pigiamino bianco della sera prima. I segni evidenti sul collo di uno strangolamento suggeriscono una morte per asfissia. Ma a Boulder non è mai accaduto niente del genere, e perciò la polizia non si mostra all’altezza del compito. Per gran parte della giornata la scena del crimine somiglia più a un set cinematografico, con un andirivieni impressionante di giornalisti, fotografi e curiosi. I sospetti si concentrano, da subito, sulla madre Patsy. Suo è il pennello con cui è stata costruita la garrota che ha ucciso la piccola, sua la grafia con cui è stata redatta la richiesta di riscatto, e sua pure la carta da lettera. E, soprattutto, nell’appartamento non risultano segni di effrazione. All’ipotesi del mostro venuto da fuori non crede nessuno. Anche se nel 2008, dopo la morte della donna, ogni accusa contro di lei e il marito viene ritirata, a causa di nuovi esami del dna, che rivelano la presenza di uno sconosciuto sulla scena del delitto.
Il fratello Burke, pure a casa durante quella terribile notte, fu ascoltato sempre e soltanto come testimone. Al punto che la scrittrice Joyce Carol Oates ha voluto restituirgli la voce, facendo raccontare a lui, e a nessun altro, nel libro “Sorella, mio unico amore” (Mondadori, 2009), la drammatica vicenda. Il caso è ancora oggi irrisolto. Anche se le recenti rivelazioni dell’ex capo della polizia di Boulder, Mark Beckner, nel corso di una sessione di AskMeAnything, sul sito Reddit, hanno ridestato i sospetti sui coniugi Ramsey. Vittime, quantomeno, senza saperlo, di una tragica farsa, quella della famiglia perfetta. In nome della quale hanno sacrificato più di una vita.
di Michela Carrara