Bisogna essere disposti a riconoscerla e pronti ad acchiapparla, perché non si sa se durerà. «Carpe diem» diceva Orazio; «del doman non v’è certezza», gli faceva eco Lorenzo de’ Medici.
E sembra lo sappiano bene gli scoiattoli di Central Park, capaci di cogliere al volo i piccoli istanti di gioia loro donati: la domenica i turisti affollano il parco, ma che ne sarà il lunedì?
Questa consapevolezza manca forse, invece, ai protagonisti dell’ultimo romanzo di Katherine Pancol, “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì” (Dalai editore), terzo episodio della famosa trilogia iniziata con “Gli occhi gialli dei coccodrilli” e proseguita con “Il valzer lento delle tartarughe”.
Josephine, Shirley, Gary, Philippe, Oliver, Hortense, sono tutti affannosamente alla ricerca della felicità, pur scansandola per mille, buone ragioni: un dolore per una perdita che ha lasciato un vuoto difficile da colmare e che finisce col condizionare le altre relazioni affettive; la paura del futuro, che tiene prigionieri nel proprio guscio; le ambizioni di una carriera da far decollare, cui sacrificare tutto il resto; i propri limiti caratteriali, capaci di creare una corazza invalicabile agli altri; una girandola di rapporti e relazioni sbagliate, che sfinisce e lascia nella più totale solitudine.
Questo perché sono ciechi, non vedono i diamanti preziosi che la vita si diverte a nascondere nei posti più impensati: in una parola, uno sguardo, un sorriso, una mano tesa.
Bisogna fare attenzione ai particolari e fermarsi a coglierli.
Solo così la vita può essere felice. E non solo la domenica.
Katherine Pancol
Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì
Dalai editore
pp. 672
€ 22,00
di Rosa Maria Geraci