J. Benjamin: “Legami d’amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose“
Quanto l’amore porti con sé l’ombra della violenza lo testimoniano i numerosi fatti di cronaca recente. E non basta stare lì a insistere che, no, quello non può essere amore, se incatena, ferisce, costringe, o addirittura uccide. Poiché l’equazione sentimento uguale dominio funziona sciaguratamente bene e s’instaura presto, quando ancora siamo bambini. Prima di poter pronunciare il nostro nome di battesimo, sappiamo già che è il legame con la madre che ci garantisce cibo, affetto e incolumità. Senza di lei saremmo perduti. È questo il paradosso a cui la psicoanalista J. Benjamin, classe 1946, dedica il suo libro “Legami d’amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose“. Pubblicato nel lontano 1988, s’inserisce in pieno nel fecondo dibattito femminista di quegli anni. Ma oggi viene riproposto dalla Raffaello Cortina in una nuova edizione, arricchito di un contributo importante, con un saggio introduttivo a cura di V. Lingiardi e N. Carone. E appare quanto mai attuale. Non tanto per gli spunti che offre sulla condizione femminile, pure assai interessanti, ma piuttosto per gli interrogativi che suscita sul rapporto tra uomo e donna. Per comprendere cosa leghi gli uni alle altre, e se la violenza faccia inevitabilmente parte di questo connubio, bisogna, però, ritornare indietro, a quella prima e sorprendente unione con la madre. Che non è tutta rosa e fiori, s’intende. Visto che inchioda la donna al suo ruolo, quasi esclusivo, di genitrice e, contemporaneamente, reprime ogni fremito di libertà nel bambino. Fino a quando quest’ultimo non riconosca l’identità separata dell’altro, ma il prezzo da pagare è, a questo punto, la risoluzione stessa del legame. L’uscita dal vincolo simbiotico costituisce un trauma per entrambi e, se accade improvvisamente, li sospinge a desiderare per sempre quel primo, vagheggiato rapporto. Non avremo, quindi, uomini e donne maturi, ma maschi che vogliono dominare, e femmine che aspirano a essere sottomesse. Con tutte le inevitabili conseguenze del caso. Non c’è nulla che attesti meglio la nostra identità di una ferita ricevuta. Ecco perché spesso le donne si ritrovano sole e a fare i conti con cicatrici mai risanate. Ma si tratta, ahimè, di un brutto equivoco, il potere al posto dell’amore. Che, però, conserva in sé l’insana capacità di farci sentire vivi, vittime e carnefici. Quasi avessimo barattato l’esistenza con una lunga e infernale prigionia.
di Michela Carrara