Se ne va uno dei più grandi critici televisivi italiani
Tutte le volte che giunge la notizia della scomparsa di una personalità di rilievo del mondo della cultura o del giornalismo sarebbe davvero banale e superfluo affermare che “ci piange il cuore”, che ce ne dispiacciamo, ma altresì mi appare ben più chiaro un aspetto entropico della notizia stessa, attraverso la quale è come se si acuisse il senso della perdizione più che della perdita.
Perdizione, esatto! Uno stato di totale confusione che invade la mente e non crede che la morte, per quanto certa, lo sia per chi è famoso. In questo caso, nel caso di Beniamino Placido, avrei davvero poco da scrivere, non perché egli non meriti un compianto sincero per la sua intelligenza e capacità di scrittura – per anni ha diretto su Repubblica una rubrica dal titolo “A parer mio”, dove commentava gli aspetti socio-culturali e più fenomenici della televisione italiana – ma perché, mea culpa, ho letto davvero poco Beniamino Placido. Con coscienza mi chiedo quanto le persone sappiano davvero dire cosa comporti impegnarsi nella scrittura e quanto conoscano il senso della moralità che invade un uomo. Personalmente conoscevo Beniamino Placido come lo conosceva chiunque fosse attento ai nomi e a ciò che essi rappresentano, ma non sono andato mai a vedere, mai a curiosare, mai a leggere. Me ne dispiaccio, e se ciò è accaduto non è stato certo per pigrizia, ma per una mancata simultaneità televisivo-generazionale con questo abile e capace critico letterario e commentatore del costume mediatico. Mentre Placido scriveva, io giocavo, ero troppo piccolo per sapere chi fosse. L’ho conosciuto dopo, in maniera eufonica, per le qualità fonetiche del suo nome, arrivando all’Università quando lui aveva già lasciato l’insegnamento, e il suo nome era motivo d’orgoglio per alcuni, indifferente ad altri. Un motivo per iniziare a leggerlo e non mancherà occasione. La morte può esserci utile per capire non solo le ragioni umane della stessa, bensì dell’esistenza intera, quegli aspetti della vita che trovano riscontro in ciò che una persona di cultura ha inteso e capito prima di noi e più di noi. Beniamino Placido rappresenta sicuramente il tentativo di saper controllare e capire le trame della moderna società, che nella televisione trova il suo luogo ideale (oggi diventato abituale) per esprimere la propria natura, sublime quanto volgare. Alla sua forza e alla sua immagine ci si può ispirare per proseguire nel compimento di una attenta analisi letteraria, fenomenologica, politica e di costume del nostro Paese. Questo il commento affettuoso su una persona che era qualcuno da parte di chi non è nessuno.
di Domenico Donatone