Una genitorialità diversa, un universo maschile che cambia di fronte alla tenerezza di un bambino
“Mio papà” di Giulio Base è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma 2014. Potrebbe sembrare la solita commedia all’italiana con un certo lieto fine, ma che succede se il padre in questione non è quello biologico? È il racconto, a tratti delicato e commovente, di un uomo, di una donna e di un bambino, rispettivamente: Lorenzo (Giorgio Pasotti), Claudia (Donatella Finocchiaro) e Matteo. Questo trio di interpreti straordinari diventeranno una vera famiglia a loro insaputa, senza esserlo “di sangue” per così dire. In una società italiana in cui il valore tradizionale di famiglia a volte si perde (o comunque è molto cambiato anche a seguito dell’evoluzione del mondo del lavoro e delle tecnologie di comunicazione), questo film vuole farlo riscoprire in maniera molto semplice ed originale, fresca ma non superficiale. Merito anche degli attori che sanno dare il giusto tono al loro ruolo, senza mai essere né sopra né sotto le righe. E nella giusta misura, nell’equilibrio di una trama e di una sceneggiatura senza eccessi, senza voler strafare, c’è un messaggio molto più profondo della semplicità del soggetto o della regia. In questo Giorgio Pasotti sembra davvero l’attore più adatto ad interpretare il protagonista: senza mai puntare sull’avvenenza fisica, pare aver lavorato molto invece sulla mimica del volto, in cui spesso un semplice sguardo dice molto più di tante parole. Con un’espressione diversa che nasce spontanea sulla sua faccia, un sorriso accennato, ma con cui sa rendere bene la gioia che inonda il suo cuore, ben calza i panni di uomo che compie una scelta. In questo è la rivalsa, una delle poche volte forse nella commedia all’italiana, dell’universo maschile. Lorenzo non si chiede ciò che sia giusto, ciò che vada fatto o meno, non pensa nemmeno a tutto quello che comporterà la decisione che prende sempre più convintamente, giorno dopo giorno. Agisce e basta. E, quasi un caso unicum, sullo schermo vediamo un uomo prendere le redini dell’intera storia. Quello di Lorenzo è il personaggio che cambia più di tutti, è lui che si fa promotore di una vera e propria “rivoluzione”, al tempo stesso individuale e coinvolgendo gli altri due protagonisti della trama: Claudia e Matteo. E lo fa in maniera spontanea, incontrollata quasi, non predeterminata, irrazionale e inconscia. Senza che neppure lui, a volte, se ne accorga, ne sia consapevole. In questo è un uomo molto istintivo. Non sembra porsi tante domande, o quelle che si pone sono solamente momenti brevi di riflessione che, però, non servono a farlo desistere dal comportarsi nella direzione che già ha deciso di intraprendere. Lo vediamo sempre più convinto di volersi occupare di Matteo, facendogli da padre anche se non lo è; e di Claudia, trattandola da sposa anche se non ne è il marito. E così l’eterno “spirito libero”, che non amava i legami forti e solidi, si trova all’improvviso ad essere doppiamente impegnato e coinvolto. Dunque viene sfatato così il preconcetto del classico over trenta italiano, figlio di mamma e mammone ostinato, servito e riverito a casa, per la messa in scena sullo schermo di un uomo che prende in mano le redini della sua vita, per stravolgerla totalmente. Pronto anche a ripartire da zero. Stavolta non vuole fuggire come sempre, come tutti si aspettano da lui. È disposto a tutto pur di avere accanto a sé Claudia e il piccolo Matteo, che riesce a far affezionare profondamente a lui. Quello che colpisce è che Lorenzo parla poco, a differenza di Claudia che non sembra voler chiudere mai la bocca, commentando sempre tutto. Lui è più introverso, riservato, un po’ in disparte, ma quando apre la bocca sa quello che dice. Agli occhi di Matteo, però, ciò che è importante sono i gesti. Lorenzo gli darà un’educazione, insegnandogli a non aver paura, il rispetto per la madre, il modo per aiutarla nel momento del bisogno. E poi tanta solidarietà maschile, che dona qualche momento di sane risate. Ne combineranno molte insieme, ma quello che rimarrà nella mente e nel cuore di Matteo, tanto da spingerlo a voler restare con Lorenzo, è che essere padri non significa solamente aver contribuito al concepimento, ma alla sua formazione e crescita. E se lui lo considera come un padre è perché c’è stato nel momento di bisogno, quando era solo, e lo ha protetto. Padre è chi ti dà la sua lattina di coca-cola ancora abbastanza piena, perché la tua è finita. Essere padre è chi guarda con te le stelle tenendoti al sicuro e al caldo di una coperta, mentre tu esprimi tutti i tuoi desideri e lui è lì che ti stringe. E poi, soprattutto, la figura di Lorenzo è affascinante per la sua professione: è un sommozzatore, “aggiusta il mare” pensa Matteo. Per questo il desiderio più grande del bimbo è andare all’acquario. Perché, in fondo, la vita è come un grande acquario, dove ci si deve difendere dagli squali (le intemperie della vita metaforicamente). Ma Lorenzo non ha paura, dice Matteo nel suo tema: “è coraggioso, va sott’acqua e non ha paura dei pesci che lo possono ferire”. Ed aggiusta il mare, cioè è pronto a sostenerlo per risolvere e superare le difficoltà della vita, da cui cerca di preservarlo sempre. Ed è per questo che Matteo vuole essere come lui da grande. Ma la conquista della felicità per Matteo e Lorenzo non sarà così facile. Ci saranno imprevisti non calcolabili, perché la vita riserva tante “sorprese”, e di mare da aggiustare per i due ce ne sarà molto. E le musiche della colonna sonora (che meritano una nota) staranno lì ad enfatizzare il ritmo, quello dell’alternarsi di momenti di gioia e di altri più difficili tipico della vita appunto.
di Barbara Conti