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Tumore al seno. Dott. Magno: curare l’aspetto umano ed il lato psicologico

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Tumore al seno. Dott. Magno: curare l’aspetto umano ed il lato psicologico

tumore al senoUn nemico che può essere sconfitto

L’8 marzo scorso è stata la Festa della donna. Ricorrenza molto discussa poiché ritenuta spesso un evento vissuto solamente come di circostanza e non di convinzione profonda di rispetto per le donne. Spesso, inoltre, dietro questa convenzionalità si nasconde anche molta strumentalizzazione. Si approfitta per parlare di problematiche importanti in “rosa”, che poi cadono, gli altri 364 giorni dell’anno, nel dimenticatoio. A parte polemiche anche sterili, più o meno ataviche e condivisibili, rimane netto il gap tra chi abusa ed usa le donne e chi salva loro le vite. Certo non vanno tralasciate tematiche quali la violenza di genere, lo stalking, la mercificazione del corpo femminile, con l’induzione alla prostituzione, lo sfruttamento nel mondo del lavoro e i casi sempre più diffusi di mobbing e di discriminazione. Tuttavia vogliamo dare spazio e risalto a tutti coloro che operano in prima linea per salvare loro la vita, che lottano con loro per sconfiggere quello che è uno dei mali più diffusi, principale causa di morte per le donne: il tumore al seno. Non facendole sentire sole, ma comunicando loro partecipazione, in questa veste di “alleati” contro questo nemico che sembra invincibile. Stiamo parlando di medici come il dott. Stefano Magno, chirurgo e senologo dell’unità operativa di chirurgia-senologica del Policlinico Gemelli di Roma.

  • Dottore, quale è la diffusione del tumore al seno? Può fornire dei dati?

Il tumore al seno ha una particolare rilevanza nei Paesi occidentali, come l’Italia, per la sua enorme incidenza sociale: oltre 33.000 casi in Italia; è una delle neoplasie maligne più diffuse ed è la prima causa di morte per le donne di età compresa tra i 35 ed i 55 anni d’età. A fronte di questa enorme incidenza c’è, però, un dato confortante: la mortalità per tumore al seno si sta lentamente riducendo, grazie ai programmi di prevenzione, sulla base di screening mammografici per la diagnosi precoce, su una migliore educazione sanitaria e sull’adozione di regole di prevenzione primaria quali, principalmente, l’attività fisica regolare ed una corretta alimentazione. Inoltre, hanno contribuito alla riduzione della mortalità, i miglioramenti degli strumenti terapeutici per questa malattia.

  • Come si è evoluta al riguardo la scienza? Anche rispetto al passato?

C’è stato un affinamento delle tecniche chirurgiche, in particolar mondo della biopsia del linfonodo ‘sentinella’, negli ultimi anni ’90, che ha ridotto sensibilmente interventi che erano inutilmente demolitivi. C’è stato, poi, il miglioramento delle tecniche di radioterapia e l’introduzione di nuovi farmaci biologici, più specificatamente diretti verso le cellule tumorali.

  • Quale è la condizione dell’Italia rispetto ad altri Paesi?

L’Italia, rispetto ad altri Stati, è all’avanguardia; ha sempre avuto ottime scuole di senologia; in particolare l’apporto determinante alla modernizzazione delle strategie terapeutiche è stato dato dal prof. Veronesi a Milano, ma ci sono ottime scuole nel resto della penisola, anche a Roma con il Centro di senologia diretto dal prof. Riccardo Masetti al Policlinico Gemelli.

  • Quali le principali novità introdotte?

C’è una maggiore attenzione alla componente umanitaria del nostro mestiere di medici ed una larga diffusione dell’assistenza psico-oncologica alle pazienti, con l’introduzione, anche in ambito accademico, di medicine complementari per le quali vi è una sempre maggiore richiesta da parte delle malate (quali: agopuntura, tecniche di rilassamento, yoga qi-gong, l’omeopatia). Dal punto di vista farmacologico, inoltre, i maggiori investimenti sono sul versante dei farmaci biologici, in grado di riconoscere il bersaglio tumorale, risparmiando le cellule sane.

  • C’è una collaborazione del Gemelli, o di altre strutture sanitarie italiane, con istituti stranieri?

C’è un’integrazione tra i principali centri oncologici, cosiddetti d’eccellenza, e quelli internazionali, che è uno dei motivi per cui si raccomanda alle pazienti di rivolgersi sempre a centri altamente qualificati.

  • Quali altri consigli darebbe alle persone affette da tale patologia?

Tutte le cure alternative a quella ufficiale vanno sconsigliate perché non scientificamente validate e possono essere pericolose. Diversa cosa sono le terapie complementari che spesso si affiancano a quella ufficiale e tradizionale con benefici per la paziente e con ottimi risultati, che sono altamente utili.

  • Questo il quadro per quanto riguarda l’aspetto clinico. Per ciò che concerne invece l’ambito della sensibilizzazione?

È stato uno dei punti cruciali, dell’efficacia del nostro intervento. Se si è ridotta la mortalità, è anche per una migliore qualità sanitaria dovuta, contemporaneamente, a una maggiore, migliore, e sempre più diffusa “cultura”. Anche, e soprattutto, attraverso l’attività di associazioni Onlus che supportano incontri ed eventi per l’informazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. In questo contesto si inserisce l’attività della Susan G Komen Italia, associazione leader nel mondo per la lotta contro i tumori al seno. Il principale evento correlato con questa finalità è la Race for the cure (maratona a scopo solidale che raccoglie una sempre più alta adesione e partecipazione), la cui prossima edizione si svolgerà a Roma il 19 maggio.

  • Questo a livello nazionale. Più nello specifico, invece, a livello locale?

In territorio locale, al fianco della Susan G. Komen, lavora la Squadra di Velia che partecipa alla Race for the cure ed organizza eventi di sensibilizzazione e di raccolta fondi. La più recente di tali manifestazioni è stata la terza edizione di “Rosa di Sera”, in cui il Castello di Bracciano, il 10 marzo scorso, si è tinto di rosa in omaggio a tutte le donne che lottano o hanno lottato contro il tumore del seno. Il Castello ha ospitato un Video Concerto tenuto dall’Orchestra Sinfonica Giovanile (direttore artistico Massimo Ferrucci), finanziata dalla società Excaflon (import-export automobili e costruzioni immobiliari), con la proiezione di video sia amatoriali di donne di Bracciano che di pellicole cinematografiche. L’ingresso al video-concerto, in memoria dell’artista Giuliana Serano, era di soli 10 euro (più eventuale donazione libera) e l’intero ricavato è stato devoluto alla Susan G. Komen.

  • Tra l’altro, una fonte di introito impiegato a scopo benefico, anche nella ricerca. Nonostante la crisi.

Esattamente, tutti i fondi raccolti saranno devoluti alla Susan G. Komen che li investirà a favore della ricerca. Ottenere finanziamenti, soprattutto statali, in un periodo di crisi quale questo, che ha messo a rischio l’attività di molte aziende, è difficilissimo. Però sono necessari per proseguire nel campo della ricerca; ecco perché sono importanti tale iniziative in rosa a scopo solidale, da dove poter attingere a donazioni libere della gente, da reinvestire per poter proseguire le ricerche e gli studi, senza cui la medicina e la scienza non avanzerebbero.

  • Certo il Castello di Bracciano è diventato un “simbolo, monumentale ed internazionale di difesa della salute delle donne, diffondendo l’informazione, per favorire la prevenzione che garantisca una diagnosi precoce, con cui si possono salvare molte vite”, come lo definiscono dall’Amministrazione.

Certamente, il Castello sicuramente conosciuto all’estero almeno quanto in Italia. È molto apprezzato in America: non è un caso che miliardari come Tom Cruise od altri, l’abbiano scelto come location per il loro matrimonio, quando avrebbero potuto permettersi di optare per altre sedi, più o altrettanto prestigiose e richieste. Sarebbe bene, dunque, valorizzare maggiormente questo bene architettonico di immensi valore e fama, con la consapevolezza della rinomanza a livello internazionale di cui gode. Soprattutto per sensibilizzare su iniziative di ambito sociale e solidale.

  • Iniziative in rosa non solo a Bracciano. Nel nostro territorio ci sono molti casi simili

Sul versante territoriale, inoltre, esiste un’organizzazione di eventi in rosa a cura della Squadra di Velia, che hanno riscosso tutti un gran successo: a Manziana ad aprile, a Bracciano da tre anni, a Tarquinia lo scorso anno, quest’anno anche a Cerveteri. Tutti i paesi stanno chiedendo di aderire a queste iniziative a favore della Susan G. Komen Italia.

  • Non mancano esempi e precedenti di stampo persino internazionale.

Certo. Iniziative in rosa sono state realizzate all’Empire State Building a New York, alle Cascate del Niagara, alle Piramidi d’Egitto

  • C’è una predisposizione genetica per la patologia?

Esiste una fetta minoritaria di pazienti, circa il 5%, con predisposizione genetica al tumore del seno e dell’ovaio, verificabile attraverso una mutazione dei geni BRCA. L’esecuzione di questo test genetico è strettamente collegata a una prescrizione medica basata su un cospicuo numero di casi di tumori in questi distretti nell’ambito familiare.

  • Che consigli si sente di dare a chi è colpito, in maniera diretta o indiretta, dalla malattia?

Sicuramente rivolgersi a centri altamente qualificati, e che diano attenzione alle esigenze non strettamente cliniche della paziente, ovvero alle innegabili problematiche psico-sociali familiari e sociali.

  • Cosa  scarseggia ancora?

L’attenzione al malato  nella sua totalità non è così evidenziata sia sui media che sulle riviste specializzate, invece viene dalle pazienti una fortissima richiesta di medicine complementari. Occorre agire pensando e preoccupandosi più della persona sotto l’aspetto psicologico piuttosto che in quanto malato. Anche la paziente dovrà cercare centri che garantiscano questo tipo di assistenza.

  • Tuttavia si può dire che la sensibilizzazione ha funzionato. Il tumore al seno è uno dei cancri meglio conosciuti, più studiati e, soprattutto, a più alto impatto emotivo. Giusto?

Il tumore al seno coinvolge emotivamente le donne e favorisce spontaneamente l’aggregazione tra le stesse; nessun altro tumore ha questo potere, forse perché è un tumore di genere (anche il tumore alla prostata lo sarebbe, sebbene non sia sentito in maniera altrettanto empatica), poiché colpisce un organo visibile e simbolico della femminilità. È un tumore talmente diffuso che colpisce quasi ogni famiglia, o comunque ognuno conosce almeno una persona che ne è affetta.

di Barbara Conti